Pd processa Crocetta e pensa al voto. Il governatore: “Pronto a lasciare”

Pd processa Crocetta e pensa al voto. Il governatore: “Pronto a lasciare”
4 luglio 2015

C’e’ stata la requisitoria. La difesa. E per la sentenza secondo alcuni, come Davide Faraone, non c’e’ tempo da perdere, per altri, come il segretario Fausto Raciti, bisognera’ attendere l’ultimo fine settimana di luglio, quando si riunira’ l’assemblea del Pd e saranno ascoltati gli alleati, il partito e il governo nazionali per sondare la ‘praticabilita’ del campo’. Anche di un possibile ritorno alle urne. “Non si nega la partita per il rischio di perderla”, dice in un soffio Faraone, “bisogna decidere subito e se non ci sono le condizioni per andare avanti, si vada al voto”.

Il Partito democratico ‘processa’ Rosario Crocetta che appare sempre piu’ isolato e che si e’ detto pronto a dimettersi se gli verra’ chiesto esplicitamente dal partito, “sebbene si tratti di una prospettiva irresponsabile”. Aula di questo speciale tribunale una sala dello storico Hotel delle Palme di Palermo, palcoscenico di una delle piu’ incerte riunioni della direzione regionale. A carico dell’imputato la grave emergenza finanziaria, certificata ieri una volta di piu’ dalla Corte dei Conti, la palude nella quale annaspano le riforme e il terremoto che ha squassato il governo, interessato dalle dimissioni di tre assessori in una settimana, compresa quella fragorosa di Lucia Borsellino che il governatore ha sin dall’inizio reso simbolo della sua Giunta e che ha lasciato la sanita’ puntando il dito contro lo smarrimento etico e morale dell’esecutivo.

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E ora? “Puo’ succedere di tutto”, afferma uno dei principali accusatori del presidente, il renziano sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo. E rispetto all’ipotesi di elezione anticipate entro l’anno, un altro pezzo da novanta del Pd isolano, il deputato regionale Antonello Cracolici, taglia corto: “Siamo a uno snodo. Le dimissioni di Borsellino hanno aperto una profonda crisi politica, hanno sancito la fine un modello di governo. Andare al voto non e’ una vittoria, ma dobbiamo dimostrare di essere una classe dirigente credibile e l’accanimento puo’ essere pericoloso”. Per il segretario regionale Fausto Raciti “tocca al governatore individuare una via d’uscita e dare una prospettiva: non e’ un problema tattico, vogliamo capire se c’e’ una risposta credibile alla crisi che queste dimissioni hanno aperto e capire se c’e’ un modello nuovo”. Fabrizio Ferradelli ripete che “e’ l’ora di staccare la spina, di licenziare chi ha tradito il Pd”.

E l’accusato? “Il Pd vuole che mi dimetta? Lo chieda e lo faro’. Non temo di perdere – tuona Crocetta – ma sarebbe un grave errore perche’ abbiamo il compito come Pd di salvare la Sicilia, stabilendo insieme agli alleati l’agenda di governo e impegnandoci a realizzarla, senza piu’ attacchi ingiustificati o gridando al commissariamento. Ho ereditato 6 miliardi di deficit, una Regione praticamente al default e sarebbe irresponsabile andare alle elezioni anticipate”. Risposta sbagliata, secondo Raciti: “L’intervento del presidente non affronta i problemi posti. Non ci ha convinto. A questo punto, sin dalle prossime ore dovremo aprire una discussione con i nostri alleati di governo per capire insieme come andare avanti”. Prova a segnare la linea Faraone: “Crocetta sparava a zero contro il governo, mentre cercavamo a Roma di far quadrare i conti siciliani. Abbiamo il dovere di capire subito se questa esperienza puo’ andare avanti, ma se non ci sono le condizioni per farlo, si apra la discussione con il partito nazionale e gli alleati di centrosinistra per costruire l’alleanza di governo per questa regione, costruendo un percorso verso il voto”. (Agi)

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