Piano sicurezza avanti adagio, Gentiloni: verso uno Stato Maggiore europeo

Piano sicurezza avanti adagio, Gentiloni: verso uno Stato Maggiore europeo
14 novembre 2016

“Sappiamo che per vent’anni abbiamo parlato molto di difesa europea e fatti pochi passi avanti: questo è un passo limitato, non è il programma avanzato da noi italiani che forse speriamo un giorno di poter realizzare; ma dalla spinta italiana, tedesca e francese viene un passo nella direzione giusta”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al termine del Consiglio congiunto Affari esteri e Difesa oggi a Bruxelles. Il Consiglio ha approvato il piano di attuazione nel campo della sicurezza e difesa comune proposto dall’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue Federica Mogherini. “E’ da alcuni mesi – ha ricordato Gentiloni – che parliamo dell’importanza, in questa congiuntura per l’Ue, la congiuntura del dopo Brexit, di un rilancio sulla difesa comune. Il governo italiano ha anche parlato di una Schengen della difesa. Oggi credo che si faccia un piccolo passo, ma in una direzione strategica molto importante per l’Ue, e particolarmente importante in un momento così complicato”. “Il passo del programma che è stato varato oggi e che verrà poi consolidato dal Consiglio Europeo – ha spiegato il ministro – prevede alcuni passaggi, e in primo luogo la creazione di una struttura centrale di pianificazione europea, che non è ancora uno Stato Maggiore europeo, ma che ne è la premessa”.

Poi “un coordinamento delle attività di ricerca e sviluppo il cui obiettivo è ridurre le sovrapposizioni e le spese per l’industria militare, cominciando dalla ricerca”. E in terzo luogo “la messa in comune di assetti su alcune questioni strategiche come l’intelligence, la copertura satellitare, i droni, i trasporti strategici, cioè quelle cornici comuni fondamentali per le operazioni militari”. “Dentro questo l’Ue naturalmente ci mette le sue caratteristiche, che tengono assieme militare e civile, che consentono di unire alle operazioni militari la straordinaria forza delle nostre attività di cooperazione e di capacity building”, ha aggiunto il ministro degli Esteri. Quello di oggi, insomma, “è già un passo concreto; naturalmente non è il passo della misura necessaria che l’Italia avrebbe auspicato, ma segnalo che tutti i principali paesi Ue, Francia, Germania e Italia, spingono in questa direzione. C’è una unità d’intenti notevole,e non c’è praticamente nessuno di traverso. E lo stesso Regno Unito, paradossalmente – ha sottolineato Gentiloni -, nel momento in cui ha una prospettiva di uscire dall’Ue, non ha nulla in contrario ad avere come interlocutore una difesa europea più integrata. Aveva dei problemi quando avrebbe dovuto far parte di questa integrazione, ma nel momento in cui ha un ruolo distinto, abbiamo avuto da parte dei rappresentanti britannici una posizione di apertura”.

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“Certamente – ha aggiunto il ministro – il dopo Brexit ha aperto una chance, e i discorsi che si fanno in queste settimane sulla possibilità che all’Europa si chieda di svolgere un ruolo più autonomo aprono ulteriori possibilità. La risposta mi sembra se non altro unitaria”. Ma non è stata l’elezione di Trump a innescare questa nuova dinamica verso l’Europa della difesa. “L’origine è precedente: ne abbiamo discusso da mesi – ha ricordato Gentiloni – e forse la scintilla è stata la Brexit, perché il Regno Unito non avrebbe mai accettato passi avanti sostanziali nell’integrazione della difesa. Dopo di che vedremo quale sarà la posizione della nuova Amministrazione americana; oggi è difficile prevederlo, ma certamente – ha insistito il ministro degli Esteri – questo dà all’Europa un ruolo potenzialmente più rilevante”. “Io ricordo sempre, tuttavia – ha puntualizzato Gentiloni -, che la Nato non è un’operazione caritatevole degli Usa nei confronti dell’Europa. E’ un’alleanza in cui, certo, all’inizio c’era un ruolo assolutamente dominante, quasi esclusivo degli Stati Uniti, ma adesso è alleanza in cui ciascuno fa la propria parte”. E per esempio, ha sottolineato il ministro degli Esteri, l’impegno principale dell’Italia in sede Nato attualmente è in Afghanistan, ed è un impegno che nasce in seguito all’attivazione di un articolo del Trattato Nato per difendere il territorio di un paese, gli Stati Uniti”. Insomma, “una difesa europea più integrata non è surrogato di qualcosa, è un passo avanti comunque; se poi dovrà surrogare qualcosa lo vedremo”, ha concluso Gentiloni.

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