Ponte Genova, gip scrive a procura su pressioni su periti

Ponte Genova, gip scrive a procura su pressioni su periti
17 gennaio 2020

Il gip del Tribunale di Genova, Angela Nutini, che sta lavorando al secondo incidente probatorio sulle cause del crollo di ponte Morandi, ha segnalato alla procura il comportamento dei consulenti degli indagati, dopo che i suoi periti si sono lamentati per “pressioni ricevute dai colleghi”, parlando di “lavoro poco sereno”. Ora spettera’ alla procura valutare se vi siano estremi di reato. La vicenda, a quanto si apprende dalla procura, sarebbe nata nel corso di una delle consuete riunioni periodiche tra consulenti e periti sullo svolgimento di determinati adempimenti peritali, che ha avuto luogo lo scorso dicembre. Alcuni tecnici di parte avrebbero chiesto di poter effettuare prove di carico su una trave dell’impalcato e, in seguito, di acquisire agli atti i risultati delle prove.

Ma i tre periti del gip si sarebbero opposti alla richiesta perche’ avrebbero ritenuto che tali dati non fossero utili. E’ stato a seguito della riunione che i periti hanno scritto al giudice, sostenendo di “non essere sereni nello svolgimento del loro lavoro”. Di qui, il gip ha inoltrato il verbale della riunione al procuratore capo Francesco Cozzi che ha confermato di averlo ricevuto e di dover valutare se vi siano eventuali elementi di reato: “Ci e’ stato trasmesso il verbale di una riunione – ha spiegato – di quelle fatte periodicamente durante le perizie, nel quale sono state dette alcune cose da un consulente nei confronti dei periti riguardo una polemica sull’adempimento di determinate attivita’ peritali. Il verbale ci e’ stato trasmesso trascritto e lo valuteremo”.

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La vicenda rischia di deflagrare oggi nel corso di quella che doveva essere una udienza interlocutoria per comunicare soltanto la proroga dei termini del deposito della perizia. L’inchiesta del primo gruppo della guardia di finanza vede indagate 71 persone (tra tecnici ed ex dirigenti di Aspi e Spea e dirigenti del ministero delle Infrastrutture): le accuse vanno, a vario titolo, dal disastro colposo all’omicidio colposo plurimo, dall’omicidio stradale al falso fino al favoreggiamento. Lo scorso luglio si era concluso il primo incidente probatorio: l’accertamento, nel corso del quale erano stati inviati alcuni reperti in Svizzera dove era stato appurato il degrado dei trefoli ma anche difetti nella costruzione dell’opera, aveva “fotografato” il viadotto dopo il crollo e lo stato delle sue parti collassate. Il secondo incidente servira’ invece a chiarire le cause vere e proprie dell’incidente.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale allo scorso 19 dicembre, nel corso dell’ultima riunione tra consulenti e periti per le operazioni peritali. Alcuni tecnici di parte hanno chiesto di potere effettuare alcune prove di carico di resistenza su una trave tampone dell’impalcato, sostenendone i costi. I risultati delle prove, hanno chiesto i consulenti, avrebbero dovuto essere acquisiti agli atti. I periti del gip si sono opposti sostenendo che non servisse. Dopo quella riunione, i tre periti del gip hanno scritto al giudice dicendo di “ricevere pressioni costanti dai consulenti delle parti e di non essere sereni nello svolgimento del loro lavoro”.

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