Primo vero giorno da premier per Meloni, resta nodo Salvini

Primo vero giorno da premier per Meloni, resta nodo Salvini
Giorgia Meloni
30 settembre 2022

La soluzione del rebus di governo è ancora lontana e, al di là delle rassicurazioni pubbliche, il pressing di Matteo Salvini per il Viminale resta costante. Ma quella di ieri per Giorgia Meloni è stata la prima vera giornata da premier. Certo, formalmente ancora in pectore. Ma l’agenda sin dalla prima mattina è più istituzionale e meno politica che nei giorni precedenti. Niente vertici con gli alleati a discutere dell’esecutivo che verrà, anche se nei prossimi giorni sono previsti colloqui con Silvio Berlusconi e Maurizio Lupi, dopo quelli avuti con Antonio Tajani e con il leader della Lega. La giornata comincia infatti con un incontro con il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, alla presenza del numero uno del Coni, Giovanni Malagò, durante il quale Meloni offre “pieno sostegno ai Giochi di Milano-Cortina 2026”.

Ma a monopolizzare buona parte del pomeriggio è il dossier caro energia, soprattutto dopo la decisione del governo tedesco di lanciare un pacchetto di aiuti da 200 miliardi per contrastare l’aumento del prezzo del gas. Una decisione che suscita la dura reazione del presidente del Consiglio ma anche una netta presa di posizione della leader di Fdi. “Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica – dice – serve una risposta immediata a livello europeo” perché “nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario”. Ufficialmente viene negata una telefonata tra Mario Draghi e la premier in pectore, anche perché sono passate appena 24 ore dalle smentite sull’esistenza di un “patto tra i due”. Ma fonti parlamentari confermano che i contatti tra gli uffici della Camera, dove Giorgia Meloni ha trascorso tutti il pomeriggio, e palazzo Chigi ci sono stati e come. A dimostrarlo, peraltro, i toni assolutamente sovrapponibili dei due comunicati.

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Ma nella nota della leader di Fdi non c’è solo l’auspicio che la Germania faccia prevalere nel Consiglio europeo sull’energia di domani “buon senso e tempestività”. La chiosa è rivolta ai partiti. “Su questo tema di vitale importanza per l’Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche”, sottolinea. In serata uscendo dai suoi uffici della Camera mostra come al solito serenità e dice di sentirsi “garantita” sul fronte interno. E questo nonostante il leader leghista sembri viaggiare su un altro binario. “Urge intervenire anche in Italia, altrimenti le nostre aziende non potranno più competere e lavorare”, dice. Come non bastasse, ci pensa la questione della composizione della squadra di governo a mandare in fibrillazione gli alleati. Principale problema resta Matteo Salvini. La Lega smentisce di aver mai ipotizzato un appoggio esterno e il segretario assicura che è sua intenzione governare con Meloni “per cinque anni”.

Ma l’obiettivo è tenere alta la tensione. Il segretario del Carroccio non ha intenzione di mollare sul Viminale, ma – viene spiegato – Giorgia Meloni è altrettanto determinata a evitare un altro ‘caso Savona’ con il Quirinale. Per questo l’ipotesi è sempre di dare all’alleato il ruolo di ministro dell’Agricoltura (dove Salvini vorrebbe però Centinaio). Il numero uno lumbard avrebbe invece sdegnosamente rifiutato l’idea di andare al Mise: “Da lì non potrebbe fare nessuna battaglia identitaria, non gli servirebbe a niente”, spiega una fonte parlamentare. Non è ancora stata scartata l’ipotesi di fare due vicepremier, ma anche in questo caso Salvini avrebbe preteso quantomeno una delega importante. Per via Arenula è sempre derby tra Buongiorno e Nordio, mentre per l’Economia, vista la difficoltà di convincere Panetta, si parla di Siniscalco. Altro leghista in corsa per un posto di ministro è Edoardo Rixi. In pole position per Fi ci sono invece Tajani (che vorrebbe gli Esteri), Ronzulli (Istruzione) e Alessandro Cattaneo.

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