Progettava attentato terroristico in Italia, arrestato a Torino marocchino di 29 anni

Progettava attentato terroristico in Italia, arrestato a Torino marocchino di 29 anni
24 aprile 2017

I carabinieri Ros di Torino hanno arrestato un cittadino marocchino di 29 anni, Mouner El Aoual, per i reati di associazione finalizzata al terrorismo internazionale, istigazione a delinquere e apologia di reato aggravati. Il giovane irregolare in Italia dal 2008 stava progettando, secondo quanto emerso dalle indagini, un attentato in Italia. L’indagine, coordinata dalla Procura di Torino, aveva gia’ permesso nel 2016, nell’ambito dell’attivita’ di prevenzione e contrasto del fenomeno dei cosiddetti ‘foreign fighters’ di individuare un internauta residente in Italia che, utilizzando il nickname “Salah Deen” su Facebook, aveva condiviso immagini di propaganda jihadista difficilmente reperibili. Nell’ambito della cooperazione internazionale di polizia, l’Fbi statunitense aveva riferito alcune informazioni a proposito di un soggetto attivo in una chat room sul social network Zello con il nickname “ibn dawla7” (“figlio dello Stato”, inteso come Stato Islamico). In particolare, come sarebbe emerso in seguito, lo stesso era tra gli amministratori di un canale chat tematico denominato “Lo Stato del Califfato Islamico” localizzato in Italia, Paese dove aveva esternato la volonta’ di pianificare un attentato terroristico. E proprio per realizzare questo obiettivo era alla ricerca di altri soggetti. Il giovane e’ stato localizzato a Torino, dove era riuscito a conquistarsi la fiducia di due italiani, madre e figlio, tanto da farsi ospitare per nove anni e da essere considerato quasi un figlio adottivo. Proprio grazie a questa sistemazione di comodo, adottando tutte le cautele suggerite nella pubblicistica diffusa dall’Isis per i mujaheddin in Europa, il 29enne si era garantito nel tempo la massima copertura, in particolare utilizzando utenze telefoniche intestate a italiani, tra cui quelle della famiglia che lo ospitava, riuscendo cosi’ a non destare sospetti.

LE INTERCETTAZIONI

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Dalle intercettazioni anche telematiche del carabinieri, e’ poi emerso che El Aoual era tra gli amministratori di alcune chatroom di ‘Zello’, una delle quali denominata appunto ‘Lo Stato del Califfato Islamico’, dove promuoveva l’ideologia dello Stato islamico. Su internet il ragazzo affermava di essere il portavoce dell’organizzazione terroristica e di aver giurato fedelta’ al suo emiro, Abu Bakr Al-Baghdadi. Divulgava, inoltre, notizie dell’agenzia “Amaq”, organo di stampa ufficiale di “Stato Islamico” e, in particolare, nel mese di febbraio si era rivolto agli altri membri del gruppo dicendo: “Evviva Abu Bakr Al Baghdadi, io giuro fedelta’ a lui in tutte le situazioni. Lui e’ il mio Califfo, perche’ se lo e’meritato Io ho giurato fedelta’ a lui con tutto me stesso” fornendo cosi’ ulteriori conferme sul giuramento allo Stato Islamico. Gli inquirenti inoltre hanno scoperto che il 29enne diffondeva consigli indirizzati dall’Isis ai “lupi solitari” e ai “foreign terrorist fighters”; pubblicando materiale su tecniche di combattimento, assassinio, depistaggio dei controlli delle forze di polizia e sui comportamenti da tenere nei Paesi occidentali per diventare “invisibili”, oltre a giustificare, inneggiare, approvare gli attentati commessi di recente in Germania, Svezia e Francia e istigare a compiere attentati contro i “miscredenti”. Il canale ‘Zello’ conta attualmente moltissimi sottoscrittori, che possono liberamente entrare nel gruppo, fruire dei contenuti di matrice jihadista e ascoltare le notizie sullo Stato Islamico diffuse all’interno del canale, partecipando al processo di radicalizzazione. I nuovi membri, pero’, possono intervenire attivamente alle conversazioni solo a seguito della pronuncia di uno specifico atto di giuramento di fedelta’, che cita testualmente: “Allah benedica il Profeta Muhammad, pace e benedizione su di lui, i nostri signori Abu Bakr, Otmane, Omar, e la madre di tutti i credenti Aisha”.

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VIDEO COLTELLI E KEBAB

Il canale permette, inoltre, di accedere a materiali di propaganda, come documenti e libri, direttamente diffusi da organi ufficiali del Califfato, come Al-Wafa o l’agenzia Aamaq e poi condivisi. Nel corso dell’indagine e’ emerso che El Aoual ha piu’ volte invitato fedeli musulmani a unirsi all’Isis, scrivendo frasi del tipo: “Noi vogliamo Medina, Mecca, Gerusalemme, la Casa Bianca e Roma, con il permesso di Allah ma non soltanto Siria”, augurandosi che gli eventuali “traditori” siano messi “nello spiedino del kebab” e “dati ai cani dopo averli arrostiti”, invitando i fratelli a fare il jihad “sgozzandoli con un coltello.. bruciandoli e facendoli a pezzi e rendendo le loro vite impossibili”. Diversi, infine, sono i manuali di combattimento e di propaganda jihadista condivisi in rete e visionati dall’utente, grazie ai quali l’Isis riesce a garantirsi un forte impatto mediatico, utile a reclutare i soggetti piu’ malleabili. Tra i materiali condivisi piu’ di recente anche un video nel quale viene mostrato al “nuovo jihadista” come uccidere i miscredenti con i coltelli, come avvicinarli e sorprenderli, nonche’ come fabbricare esplosivi rudimentali. “All’interno di un’organizzazione particolarmente frastagliata e articolata in tuttoil mondo come Daesh (acronimo arabo dell’Isis, ndr)- ha detto il gip che ha emesso il provvedimento cautelare – la presenza di un ‘promotore’ qualificato ‘portavoce ufficiale dello Stato islamico” e’ fondamentale e di importanza pari a quella di un “combattente”. Nel valutare il pericolo di reiterazione del reato, lo stesso giudice ha affermato che “si tratta di un soggetto estremamente pericoloso, che sta attualmente svolgendo un’importante opera di proselitismo ed incitamento ad azioni violente e letali per un numero indeterminato di persone e che, per intenti e personalita’, presenta un altissimo rischio di passare direttamente all’esecuzione di tali gravi atti di violenza”.

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