Protesta a Hong Kong: polizia spara proiettili urticanti, 180 arresti

27 maggio 2020

È riesplosa la protesta ad Hong Kong. La polizia ha circondato il parlamento lanciando gas lacrimogeni contro i manifestanti che si oppongono alla nuova legge sulla sicurezza. Gli agenti antisommossa hanno sparato anche palline al peperoncino per disperdere i manifestanti nel cuore del centro finanziario globale, dove le proposte leggi per la sicurezza nazionale hanno ravvivato le manifestazioni anti-governative. Numerose decine di persone sono state arrestate: secondo alcuni organi di stampa, le persone fermate sarebbero almeno 180. La polizia antisommossa era stata dispiegata attorno all’edificio del Parlamento di Hong Kong dopo che gli attivisti per la democrazia hanno lanciato l’appello a manifestare contro il disegno di legge che mira a penalizzare il mancato rispetto dell’inno cinese e punirlo con ammende e fino a tre anni di prigione.

Il governo cinese ha impresso una drastica accelerazione al processo di accentramento giuridico e amministrativo nei confronti dell’ex colonia britannica. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta preparando una forte risposta alle previste leggi sulla sicurezza nazionale della Cina per Hong Kong: si attende l’annuncio entro la fine della settimana. Le manifestazioni pro-democrazia sono riprese alla fine della scorsa settimana nel territorio semiautonomo, in occasione della bozza di legge sulla sicurezza nazionale che mira a bloccare attività secessioniste, sovversive e terroristiche. Legge che secondo i critici mira a silenziare gli attivisti dell’ex colonia britannica.

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“Il nostro movimento farà tutto il possibile per opporsi alla Legge sulla sicurezza nazionale che la Cina vuole imporci, anche a rischio della nostra sicurezza personale. Non importa quanti abitanti di Hong Kong andranno in prigione, né quanti anni dovrò passare io stesso in carcere. Non abbiamo più tempo e dobbiamo continuare la nostra lotta, sia a livello locale che globale”, aveva spiegato lunedì uno dei leader delle proteste di Hong Kong, Joshua Wong, in un’intervista al Giornale Radio Rai, auspicando una rinuncia dell’Italia alla Via della Seta. “L’Italia è una delle maggiori economie europee che aderiscono alla via della Seta. Non è detto che la Cina rispetterà gli impegni commerciali presi, ma non credo che l’Italia rinuncerà a questo progetto per gli errori della Cina, anche se sarebbe auspicabile” aveva detto Wong.

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