Rai, intesa Renzi-Berlusconi su Maggioni dopo veto Fi a Ercolani

Rai, intesa Renzi-Berlusconi su Maggioni dopo veto Fi a Ercolani
5 agosto 2015

di Maurizio Balistreri

Alla fine si chiude su Monica Maggioni. L’ok arriva all’ora di pranzo, quando gli emissari di Silvio Berlusconi danno il via libera alla proposta di Matteo Renzi. Che però non è la prima scelta: in mattinata era arrivato il veto di Forza Italia su Simona Ercolani, l’ideatrice di “Sfide”, nonché già parte dello staff di Pierluigi Bersani. Mentre l’altro petalo della rosa renziana, Caterina Caselli, si tira fuori da sola: probabilmente a causa del conflitto di interesse dovuto alla presidenza della Siae (azionista Rai) ricoperta dal figlio Filippo Sugar e a quello dovuto all’attuale attività della ex Casco d’oro, tra le maggiori produttrici discografiche d’Europa. Alla fine, il punto di caduta è dunque sulla Maggioni: i forzisti dialoganti gongolano in Transatlantico, e c’è chi parla di “capolavoro” di Paolo Romani, tra i più convinti sostenitori del “patto del Nazareno” che sembra risorto. “Ha ottenuto due consiglieri con Diaconale e Mazzuca, e ha anche condizionato la scelta del presidente. Il tutto con 5 voti in Vigilanza”, dice un azzurro.

E si vedrà se il ritrovato filo tra Renzi e Berlusconi sarà foriero di novità sulle riforme in Senato: dove il gruppo azzurro è guidato appunto da Romani. Sobria invece la conferenza stampa di Renzi: è “un bel Cda”, con “professionisti della comunicazione, giornalisti ed esperti, mica astrofisici”. Ma sono “scelte dei gruppi parlamentari”. Monica Maggioni invece è “un’autorevole giornalista, esperta di Rai”, e l’altro consigliere indicato dal governo è Marco Fortis, professore d’economia già componente dello staff del premier a palazzo Chigi. La Rai di Matteo Renzi, in attesa della riforma, è questa: nessun nome ad effetto, nessuna “renzata”, ma che volete – dice il premier in conferenza stampa – la colpa è della legge Gasparri, che rende “inevitabile” l’ingerenza dei partiti e che non è stata cambiata perchè “quelli che oggi criticano hanno seppellito la mia riforma sotto migliaia di emendamenti”.

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Se i consiglieri votati dal Pd rispondono a logiche correntizie, dunque, è perchè “un cda fatto con la legge Gasparri non poteva che essere espressione dei gruppi parlamentari”. Ma anche dalla maggioranza Pd precisano che ad esempio Guelfo Guelfi “non è che sia un nome proprio estraneo al premier…”. Anche sulla presidenza, la Gasparri imponeva il dialogo con l’opposizione: “L’unica strada percorribile era l’accordo con Forza Italia”. Ma l’importante, per il premier, è che la partita si sia chiusa rapidamente: lo spettro infatti era quello di una stallo estivo, dopo la decisione di accelerare anche a costo di procedere con la tanto vituperata Gasparri. Resta la scelta del dg, per connotare la nuova Rai, con Andrea Campo dall’Orto in attesa dell’ufficialità.

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