Renzi punta a no Grasso a emendamenti, colloquio Bersani-Guerini

Renzi punta a no Grasso a emendamenti, colloquio Bersani-Guerini
10 settembre 2015

Ieri il colloquio informale alla Camera tra Lorenzo Guerini e Pierluigi Bersani, oggi la prima riunione ristretta tra i vertici dei senatori e dei deputati Pd, e poi resta da aspettare il vero punto di svolta di tutta la partita sulle riforme: la decisione di Pietro Grasso di accogliere o meno gli emendamenti sull’articolo 2 del ddl costituzionale. Una decisione che Matteo Renzi vorrebbe la più rapida possibile, e ovviamente nel senso a lui più favorevole: “Se Grasso dovesse decidere di non ammettere gli emendamenti sull’elettività dei senatori, come speriamo e come riteniamo corretto da un punto di vista regolamentare, a quel punto il dialogo con la minoranza sarebbe molto più facile”, ragiona un fedelissimo del premier. Un ottimismo che andrà verificato, visto che al momento i bersaniani doc spiegano che in caso di inammissibilità degli emendamenti “c’è sempre il voto finale sull’articolo 2, e si può votare a favore, si può non votare ma si può anche votare contro”.

Certo, a quel punto si vedrà alla prova dei fatti quanto terrà il fronte dei dissidenti, visto che già ieri nella maggioranza si segnalano atteggiamenti più dialoganti da parte di alcuni dei 28: i nomi che vengono fatti sono quelli di Luigi Manconi, Claudio Martini e Patrizia Manassero, la quale in un post su Facebook ha commentando positivamente i toni e il clima della riunione di ieri in Senato con Renzi: “Ho apprezzato la relazione di Renzi e l’impostazione che ha dato alla discussione con apertura e rispetto del confronto. Esiste la possibilità di trovare nelle elezioni regionali il luogo di sintesi della rappresentanza degli enti territoriali e del coinvolgimento degli elettori”.

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Il regolamento del Senato, al riguardo, recita all’articolo 104: “Nuovi emendamenti possono essere presi in considerazione solo se si trovino in diretta correlazione con gli emendamenti introdotti dalla Camera dei deputati”. Una norma chiara, per i renziani, “si può toccare solo la parte ‘eletti dai-eletti nei consigli regionali”. La minoranza, invece, chiede una interpretazione estensiva: “Quella parte riguarda il modo di elezione dei senatori, quindi sono ammissibili gli emendamenti che chiedono di tornare al Senato elettivo”. Ecco perché se Grasso, seguendo magari ciò che deciderà già Anna Finocchiaro in commissione, dovesse decidere per l’inammissibilità, la minoranza si troverebbe di fronte ad un bivio: fare il possibile, accontentandosi delle proposte di mediazione avanzate da Renzi su competenze del Senato e sulle modalità di indicazione dei consiglieri-senatori da parte degli elettori, o andare allo show-down e votare contro, come ipotizzato dal bersaniano.

Un dibattito che potrebbe davvero aprire una crepa tra i dissidenti, o almeno questa è la speranza dichiarata dei renziani, sempre più ottimisti nelle ultime ore al riguardo: “Se Grasso stoppa gli emendamenti, molti nella minoranza accetteranno di ragionare sul listino alle Regionali o qualche altro meccanismo simile, da prevedere in articoli diversi dal 2. Non solo: c’è anche l’apertura sulle competenze e le funzioni del nuovo Senato, e magari una correzione anche sull’elezione dei giudici costituzionali”. D’altro canto, la tela renziana non viene tessuta solo dentro al Pd, l’apertura sulle competenze del Senato sembra fatta apposta per parlare anche fuori dai confini del partito, a cominciare dalla Lega, in modo da contenere il numero degli emendamenti, e magari guadagnare consensi nelle file centriste del Senato. Un clima che sgombra dal campo l’ipotesi di fiducia: “Non esiste”, ripetono in coro tutti i maggiorenti del Nazareno. Non solo irrigidirebbe il clima nel partito, ma impedirebbe ‘sostegni’ da Fi o sancirebbe una sostituzione con i verdiniani nella maggioranza”.

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