Renzi sotto tiro centristi e minoranza Dem, pressing su Italicum. Tensioni anche in Ap

Renzi sotto tiro centristi e minoranza Dem, pressing su Italicum. Tensioni anche in Ap
24 giugno 2016

di Maurizio Balistreri

gueriniIl dem Fiano si e’ fatto interprete della necessita’ di aprire una riflessione sulla legge elettorale ma la modifica dell’Italicum al momento, riferiscono fonti Pd, non e’ all’ordine del giorno. Di certo, Matteo Renzi punta sul rilancio del partito, ma a suo dire – sottolineano fonti dem – il rinnovamento e’ il referendum. E’ a quell’appuntamento che occorre guardare, spiegando ai cittadini i contenuti del ddl Boschi, parlando direttamente agli italiani, senza rincorrersi nelle beghe interne. Il premier rivendichera’ poi i provvedimenti realizzati dal governo sul fronte sociale.

All’orizzonte c’e’ anche l’eventualita’ che in vista di ottobre si vari una vera e propria ‘squadra’ sul referendum, mentre per quanto riguarda la segreteria mercoledì il presidente del Consiglio ha messo in chiaro che non seguira’ logiche di correnti: “niente caminetti”, facendo intendere di non volere in alcun modo farsi commissariare da chi spinge da una parte e dall’altra. E si puntera’ dritto, rimarca uno dei fedelissimi del premier, anche al Senato. Nonostante al Nazareno ci sia preoccupazione per i segnali che arrivano dai centristi di Palazzo Madama che, con il combinato dei malpancisti della minoranza, potrebbero provocare una scintilla e causare una vera e propria crisi. “Cosi’ – minacciano i renziani – si va direttamente al voto anticipato”.

Ad alimentare la tensione il botta e risposta a distanza che s’è consumato ieri tra Roberto Speranza e Lorenzo Guerini. “Chiediamo un cambio profondo, diciamo basta: non siamo piu’ disponibili. Sulle questioni sociali bisogna invertire la rotta”, tuona l’esponente della minoranza Dem, che ha affondato il colpo: “Non c’e’ piu’ voto di fiducia che tenga”, ha mandato infatti a dire Sinistra Riformista al segretario, che e’ anche l’inquilino di Palazzo Chigi. “Non siamo piu’ disponibili a sostenere provvedimenti che aggravano le fratture sociali”, ha incalzato l’ex capogruppo alla Camera. Parole che non sono passate sotto silenzio. “Una cosa e’ invitare alla ricerca della massima sintesi possibile su alcuni provvedimenti, fatto che del resto e’ un’abitudine in un partito come il Pd. Altra e’ evocare ipotesi di non votare la fiducia al governo”, ha messo in guardia il vicesegretario Pd. “Sarebbe un fatto grave e la negazione del significato stesso di essere un partito”, è stato il fermo altola’ che è giunto da Guerini.

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Giovedi’ prossimo ci dovrebbe essere la riunione dei gruppi parlamentari di Ap, ma il malessere dei senatori e’ emerso in maniera chiara ieri, durante la votazione su un emendamento dell’azzurro Caliendo che allungava la pena per atti di terrorismo nucleare fino a 15 anni (il testo prevedeva una condanna da 6 a 12): nove i no (Aiello, Albertini, Azzollini, Bilardi, Di Biagio, Marino, Pagano, Rossi, Viceconte), due gli astenuti e molti gli assenti. Il governo e’ andato sotto, anche perche’ tutto il gruppo dei verdiniani si e’ espresso con FI. Nonostante le precisazioni di Schifani per Ap e di Falanga per Ala anche al Nazareno c’e’ preoccupazione. Ma il partito di Alfano continua ad essere diviso con l’ala filogovernativa che ha messo in chiaro che si rischia di dare un pretesto al premier per rompere. “Cosi’ – argomenta un ‘big’ di Ncd – Renzi potrebbe addossare le colpe ai partitini, sarebbe un autogol strappare ora”. Ma i malpancisti dell’area di centro non escludono l’ipotesi di un appoggio esterno qualora non dovessero arrivare segnali sulla legge elettorale e anche un disimpegno sul referendum.

E’ in corso un dialogo anche con FI, con l’obiettivo di replicare il ‘modello Milano’ e di arrivare dopo l’estate ad un nuovo contenitore dei Moderati, con l’apporto anche dei tosiani e dei fittiani, aprendo – qualora Renzi dovesse perdere l’appuntamento con il referendum di ottobre – una fase di responsabiita’ nazionale partecipando, eventualmente, ad un governo di emergenza che riscriva la legge elettorale. Il ‘fronte’ anti-Italicum, quindi, si allarga e cerca risposte alla direzione dem dalle parole che pronuncera’ Renzi. Il segretario deve fare i conti con le divisioni nel Pd sul post-Roma (i giovani Turchi avrebbero paventato l’eventualita’ di non votare i decreti attuativi sulla P.a dopo l’attacco della Madia ad Orfini) e con l’attacco della minoranza del suo partito che oggi ha ufficializzato la politica delle ‘mani libere’ sui provvedimenti, “o c’e’ la sterzata o basta votare le fiducie”, ha detto Speranza. Gli ha risposto Guerini: non votate la fiducia al governo? Sarebbe un fatto grave e la negazione del significato stesso di essere un partito”.

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