Riciclaggio, sequestrata clinica a Messina. Aleggia l’omicidio Bottari

Riciclaggio, sequestrata clinica a Messina. Aleggia l’omicidio Bottari
Clinica “Cappellani” di Messina
29 settembre 2017

Una clinica e beni per complessivi dieci milioni sotto sequestro, alcuni imprenditori (fra quelli più famosi) indagati per riciclaggio ed evasioni fiscale, un’inchiesta che promette sviluppi insospettabili, che potrebbe risalire nel tempo fino alla sera 15 gennaio 1998, quando venne ucciso a lupara il prof: Matteo Bottari, gastroenterologo al Policlinico universitario e genero dell’allora ex rettore Stagno d’Alcontres. La Dia di Messina e il nucleo tributario delle Fiamme gialle hanno così, oggi, fatto sentire i botti delle loro discrete indagini. Ed ora la città comincia ad interrogarsi se è vero che deve definirsi “babba” (stupida, cioè) oppure sede di mafia dai colletti bianchi, potente e inafferrabile, fin qui insospettabile. Ma, veniamo ai fatti. Dia e Guardia di Finanza, su disposizione della Procura (il nuovo procuratore, De Lucia si è insediato da poco, proveniente proprio dalla direzione nazionale della procura antimafia) all’alba hanno fatto scattare l’operazione-sequestro, notificando ai proprietari del complesso edilizio della clinica “Cappellani” l’ordine di sequestro. La clinica è di proprietà dei fratelli Aldo e Diego Cuzzocrea, noti operatori economici messinesi nel campo della farmaceutica. Diego Cuzzocrea, inoltre, è stato rettore dell’Università di Messina, compreso l’anno in cui venne ucciso Matteo Bottari. Assieme ai Cuzzocrea, per gli stessi reati di riciclaggio ed evasione fiscale, è indagato un altro farmacista, Antonio Di Prima, titolare dell’omonima farmacia, nonché Dario Zaccone, quale ex consulente e persona di fiducia dei Cuzzocrea, per riciclaggio.

Secondo i capi di accusa, gli imprenditori, attraverso delle società registrate a forma di scatole cinesi in Lussemburgo e Italia, a Messina, avrebbero prima esportato e poi fatto rientrare (approfittando di facilitazioni disposte dal governo) di ingenti somme di denaro che poi avrebbero impiegato nell’acquisto di immobili. Il tutto per un valore di dieci milioni di euro. Per tale motivo, in attesa di ulteriori sviluppi nelle indagini, il magistrato ha disposto il sequestro della struttura sanitaria, sita sul viale Regina Elena, la circonvallazione che poi si congiunge con la strada panoramica, al cui innesto, all’incrocio con viale Annunziata, venne ucciso Matteo Bottari. “Villa Cappellani”, però, non cesserà di erogare i propri servizi sanitari ai pazienti. La clinica infatti, è gestita dalla società Giomi (con sede nel Lazio), così come l’Istituto ortopedico di Ganzirri. La società Giomi ha in affitto i locali della “Cappellani” e inoltre è titolare della convenzione con la Regione Sicilia per i servizi sanitari. La società Giomi è risultata del tutto estranea ai risultati dell’indagine in corso e in tal senso, dopo il provvedimento di sequestro, ha voluto emettere un comunicato. Questi i fatti di oggi. I retroscena sull’omicidio di Matteo Bottari sono a se stanti, ma non possono non essere accostati alla clinica “Cappellani”. Era dalla clinica, infatti, che Bottari, verso le 20,30 del 15 gennaio 1998 uscì (dopo aver praticato alcune gastroscopie) prima di essere ucciso: due killer in moto lo accostarono al semaforo di viale Regina Elena e quello di dietro gli esplose due colpi a bruciapelo al volto.

Ma, non è solo la coincidenza Bottari-clinica “Cappellani” che riporta a quell’omicidio. Come detto Diego Cuzzocrea, all’epoca dell’omicidio, era rettore all’Università , riconfermato alla prima elezione dopo il fatto di sangue. Tramite suo fratello Aldo (essendo i due di origini calabresi) era in contatto con professionisti e non della Calabria e per giunta un candidato alla cattedra di gastroenterologia, antagonista di Matteo Bottari, Giuseppe Longo, era calabrese. Calabrese e secondo gli inquirenti, che in un secondo momento lo arrestarono, legato al clan reggino di Morabito, detto “u tiradrittu” in quanto estremamente deciso nelle sue azioni. Longo venne sospettato dell’omicidio per l’antagonismo con Bottari, ma in effetti venne imprigionato per sospetto spaccio di droga. Trascorsi i termini, senza accuse specifiche, Longo venne rimesso in libertà, ma da allora, a detta della moglie subito dopo la sua morte, visse in continuo stato confusionale e di paura. Il prof. Longo venne trovato morto nel luglio di due anni addietro. Ad ucciderlo fu un’iniezione di cloruro di potassio, ma gli inquirenti, da subito, pur non potendo avere riscontri, sospettarono che ad iniettarla non fosse stato il morto. Il decesso di Longo, però, portò ad una clamorosa svolta: furono riaperte le indagini sull’assassinio di Matteo Bottari, ma, a quel che si sa, ancora oggi su quell’omicidio si brancola nel buio. E’ per questo che l’accostamento del sequestro di “Villa Cappellani” di proprietà dei fratelli Cuzzocrea diventa quasi un obbligo di cronaca.

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