Rispunta il leader di Hamas: “Non ci sottometteremo mai a Israele”

Rispunta il leader di Hamas: “Non ci sottometteremo mai a Israele”
26 dicembre 2023

La crisi nel Medio Oriente si protrae ormai da 81 giorni, con Hamas e la Jihad Islamica che respingono la proposta egiziana di sostituire il loro governo a Gaza in cambio di un cessate il fuoco permanente. La speranza di una tregua, pur temporanea, in Medio Oriente sembra lontana nonostante gli accorati appelli di Natale del Papa Francesco. Hamas e la Jihad islamica avrebbero rifiutato una nuova proposta per un cessate il fuoco permanente presentata dall’Egitto nei giorni scorsi, secondo quanto riportato da fonti del Cairo e confermato da Gaza Report. La proposta prevedeva uno scambio di prigionieri e un piano per la futura governance della Striscia di Gaza, che avrebbe escluso le organizzazioni islamiste attualmente al potere.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che la guerra a Gaza continuerà finché gli obiettivi non saranno raggiunti. Netanyahu ha sottolineato la necessità di pazienza, coesione, unità e solidità nelle azioni intraprese. Intanto, Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza, è riapparso dopo essere stato assente dal 7 ottobre. In un messaggio ai palestinesi e al mondo intero, Sinwar ha dichiarato: “È una battaglia feroce, violenta e senza precedenti contro Israele. Le Brigate al-Qassam distruggeranno l’esercito di occupazione e non si sottometteranno alle condizioni dell’occupazione”. Ha anche affermato che Hamas ha attaccato circa 5.000 soldati delle IDF, causando molte vittime e distruggendo numerosi veicoli militari.

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Tuttavia, le cifre fornite da Sinwar sono significativamente diverse dal bilancio ufficiale delle vittime dell’esercito israeliano, che ha confermato fino ad ora 156 militari morti dall’inizio dell’offensiva a Gaza e altri 333 uccisi durante gli attacchi terroristici dell’7 ottobre. Sinwar, ufficialmente il numero due dell’organizzazione terroristica, ne è il leader de facto poiché gestisce tutte le operazioni politiche e militari all’interno dell’exclave palestinese. Il capo politico del movimento, Ismayl Haniyeh, vive infatti in esilio in Qatar da diversi anni. I servizi israeliani ritengono che si nasconda nei tunnel sotterranei nell’area di Khan Younis, sua città natale e zona dove si stanno concentrando la maggior parte dei combattimenti. Fin dall’inizio del conflitto, l’uomo è stato in cima alla lista dei bersagli delle Idf, che hanno dato il via ad un piano di “decapitazione” di Hamas con l’obiettivo di distruggere la sua rete di comando nel territorio che controlla dal 2006.

Intanto, anche a Natale la guerra continua a mietere vittime nella Striscia di Gaza. Le bombe israeliane hanno colpito la zona dei campi profughi di al-Maghazi e al-Bureij. Funzionari medici palestinesi parlano di oltre 100 vittime, per quello che viene ritenuto uno tra i più mortali bombardamenti israeliani su Gaza. La maggior parte delle vittime, secondo quanto riporta al Jazeera, sarebbero donne e bambini. Frattanto cresce la tensione con l’Iran e il rischio di un ampliamento del conflitto. Un generale delle Guardie rivoluzionarie, l’esercito ideologico iraniano, è stato ucciso in Siria in un attacco vicino a Damasco attribuito a Israele.

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Il generale Razi Moussavi, uno dei consiglieri più esperti dei Guardiani in Siria, è stato ucciso” in un “attacco del regime sionista poche ore fa” nel quartiere di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco, ha riferito l’agenzia iraniana Irna. Notizia confermata direttamente dall’Iran che minaccia Israele: “Senza dubbio, questo atto malvagio è un altro segno della frustrazione e dell’impotenza del regime sionista usurpatore nella regione, che pagherà sicuramente per questo crimine“, ha detto il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, in un messaggio di condoglianze. La situazione in Medio Oriente rimane tesa, e la prospettiva di una soluzione pacifica appare ancora lontana.

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