Bancarotta fraudolenta, Procura chiede tre anni e mezzo di carcere per Mancini. Il gup lo assolve: fatto non costituisce reato

Bancarotta fraudolenta, Procura chiede tre anni e mezzo di carcere per Mancini. Il gup lo assolve: fatto non costituisce reato
11 maggio 2016

Tre anni e mezzo di reclusione per bancarotta fraudolenta: e’ la richiesta di condanna che il pm Stefano Rocco Fava ha chiesto poco fa al gup Paola Della Monica nei confronti dell’allenatore dell’Inter Roberto Mancini accusato dalla Procura di aver contribuito al dissesto finanziario della Img Costruzioni, societa’ immobiliare fallita nel gennaio del 2013. Il tecnico nerazzurro, che ha chiesto il giudizio abbreviato, e’ presente in aula accanto al suo difensore, l’avvocato Carlo Longari. Nel procedimento e’ coinvolto anche l’imprenditore Marco Mezzaroma, per il quale il pm ha sollecitato il rinvio a giudizio. Nel primo pomeriggio, poi, il gup Paola Della Monica emette la sentenza: il fatto non sussiste e fatto non costituisce reato.

“Sono contento di questa assoluzione”. Cosi’ l’allenatore dell’Inter Roberto Mancini ha commentato al telefono con il suo difensore, l’avvocato Carlo Longari, la sentenza del gup di Roma, Paola Della Monica. L’ex calciatore biancoceleste, che aveva assistito alla richiesta di condanna a tre anni e mezzo avanzata dal pubblico ministero per concorso in bancarotta, non era in aula quando il giudice ha letto il suo provvedimento. “Il fatto che sia stato assolto perche’ il fatto non costituisce reato – ha spiegato l’avvocato Longari – significa che non era a conoscenza dell’operazione ritenuta illecita dalla Procura”.

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Articolo aggiornato alle 15:31

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