“Santiago, Italia”, Moretti tra il Cile di ieri e l`Italia di oggi

1 dicembre 2018

Roma, 30 nov. (askanews) – A tre anni dal suo ultimo film, “Mia madre”, Nanni Moretti porta al cinema “Santiago, Italia”, nelle sale dal 6 dicembre. Partendo da un episodio lontano, il salvataggio di centinaia di dissidenti cileni da parte dell`Ambasciata italiana dopo il colpo di stato di Pinochet, il regista arriva a raccontare l`Italia di oggi. Alternando filmati dell`epoca e interviste ad ex attivisti, diventati poi giornalisti, traduttori, professori, registi, Moretti ricostruisce gli anni dell`entusiasmo per l`Unidad popolar dopo l`elezione di Salvador Allende, quel Cile che sognava di uscire dalla povertà, superare le disparità sociali e l`analfabetismo.

L`11 settembre del 1973 quel sogno finì all`improvviso con il bombardamento del Palazzo della Moneda e il colpo di stato di Pinochet. Nel documentario uno degli intervistati spiega che quell`esperimento di governo spaventava gli Stati Uniti perché c`erano Paesi, come la Francia e l`Italia, dove i partiti comunisti avevano grande consenso, e che avrebbero potuto seguire l`esempio del Cile. I testimoni intervistati da Moretti raccontano le retate, gli arresti, le torture, l`uccisione dei dirigenti comunisti dopo il colpo di stato. Mano a mano dalle loro parole emerge il ricordo dei giorni in cui due giovani diplomatici, Piero De Masi e Roberto Toscano, accolsero nell`ambasciata italiana centinaia di oppositori al regime, salvando loro la vita e riuscendo a portarli nel nostro Paese come richiedenti asilo.

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Quella villa su tre piani quasi casualmente diventò l`unica via di fuga per molti giovani, che una volta arrivati in Italia furono accolti con grandi manifestazioni di sostegno e solidarietà. Quegli esuli furono assunti come operai, impiegati, contadini, e alcuni di loro vivono qui ancora oggi. Le differenze tra quell`Italia solidale e l`Italia di oggi emerge in maniera sempre più evidente nel documentario, anche se Moretti, in un`intervista al direttore di “Repubblica” Mario Calabresi ha dichiarato: “Finite le riprese è diventato ministro dell`Interno Matteo Salvini e allora ho capito perché avevo girato quel film. L`ho capito a posteriori”.

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