Sanzioni Usa, la Russia avverte: “Non giocare con il fuoco”

3 marzo 2021

Anche per gli Usa non ci sono dubbi: c’è il governo di Mosca dietro all’avvelenamento con il Novichok dell’oppositore russo Alexei Navalny, il nemico numero uno di Vladimir Putin. E’ la conclusione di un rapporto declassificato dell’intelligence americana, che ha spinto l’amministrazione Biden a varare le sue prime sanzioni contro la Russia, dopo quelle all’Arabia Saudita per l’uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Anche in questo caso le misure non colpiscono direttamente il leader del Paese ma i sette alti dirigenti puniti appartengono al suo entourage, dall’inossidabile capo dei servizi segreti Fsb Alexander Bortnikov al primo vice capo dello staff del Cremlino Serghiei Kiriyenko, già premier con Ieltsin ed ex capo dell’agenzia nucleare Rosatom. La Russia ha invitato gli Stati Uniti a “non giocare con il fuoco” dopo l’adozione di sanzioni contro sette alti funzionari russi in risposta all’avvelenamento dell’oppositore del Cremlino, Alexei Navalny.

Il ministero degli Esteri russo ha denunciato in un comunicato diffuso nella tarda serata di ieri un “attacco ostile anti-russo” come parte di una “politica statunitense priva di logica e significato che danneggia ulteriormente le relazioni bilaterali” con Mosca. “L’assurdità trionfa”, ha ulteriormente affermato la diplomazia russa, che accusa Washington di utilizzare la vicenda di Alexei Navalny come “pretesto” per “interferire apertamente” negli “affari interni” della Russia. “Reagiremo sulla base del principio di reciprocità”, ha poi precisato il ministero, assicurando che “i calcoli per imporre qualcosa alla Russia mediante sanzioni o altre pressioni sono falliti in passato e falliranno oggi”. “Continueremo a difendere sistematicamente e risolutamente i nostri interessi nazionali, respingendo qualsiasi aggressione. Invitiamo i nostri colleghi a non giocare con il fuoco”, ha aggiunto la diplomazia russa, considerando anche che gli Stati Uniti hanno “perso il diritto morale di dare una lezione agli altri”.

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Stati Uniti e Unione europea hanno imposto sanzioni a diversi funzionari ed entità del governo russo per l’arresto e il presunto avvelenamento dell’oppositore al Cremlino Alexei Navalny. L’imposizione di sanzioni da parte degli Stati Uniti è avvenuta dopo l’annuncio della lista nera da parte dell’Ue di diverse entità e funzionari. Il dipartimento del Tesoro Usa ha inserito nella propria lista nera quattordici entità: tredici di queste sono società private, nove si trovano in Russia, tre sono in Germania e un’altro in Svizzera. L’ultima entità sanzionata è un istituto di ricerca statale russo. Le sanzioni dell’Ue prendono di mira i responsabili di quattro strutture del potere russo: il procuratore generale Igor Krasnov, il capo del Comitato investigativo Alexander Bastrykin, il responsabile del Servizio penitenziario Alexander Kalashnikov e il direttore della Guardia Nazionale Viktor Zolotov.

“La comunità dell’intelligence stima con un alto grado di fiducia che responsabili dei servizi di sicurezza russi (Fsb) abbiano utilizzato un agente nervino conosciuto come Novichock per avvelenare l’oppositore russo Alexiei Navalny il 20 agosto 2020″, hanno spiegato fonti dell’amministrazione Usa, aggiungendo che le sanzioni sono state decise “in stretto concerto con i nostri partner della Ue” e sono “un chiaro segnale” inviato a Mosca. “Non cerchiamo né un reset né una escalation”, ha spiegato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, sottolineando che Washington non esiterà a rispondere ad ogni azione destabilizzante della Russia e rinnovando l’appello per la “liberazione immediata e senza condizioni” dell’oppositore.

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