Scontro tra treni in Puglia, verbali inchiesta secretati. Interrogati i due capistazione

Scontro tra treni in Puglia, verbali inchiesta secretati. Interrogati i due capistazione
18 luglio 2016

scontro-treni-pugliaL’unica certezza è che il treno – ET1021 – partito da Andria e diretto a Bari, non sarebbe dovuto partire lo scorso 12 luglio. E che – forse – la morte di 23 persone – è dipesa da una serie di disattenzioni fatali. Perché il capostazione in servizio quel giorno, Vito Piccarreta (foto), sapeva che da Corato ne era in arrivo un altro che lui stesso stava aspettando in stazione. Dopo l’arrivo – con un ritardo di oltre venti minuti – ad Andria del primo treno proveniente da Corato, avrebbe agito in base a una sorta di un automatismo generato dal fatto di avere due treni fermi in stazione e ha dato il via libera alla partenza dei convogli – il primo verso Corato, l’altro verso Barletta, questo alle 10 e 59. Sei minuti dopo a disastro già avvenuto, il capostazione di Andria avrebbe avvertito il collega di Corato ma era troppo tardi: i due treni si erano già scontrati, mietendo 23 vite e facendo una cinquantina di feriti. Gli inquirenti – che indagano per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario colposo – devono accertare dinamica e responsabilità. Nell’inchiesta sono coinvolte sei persone in tutto: i vertici della Ferromtraviaria e tre dipendenti. “Il capostazione di Andria non avrebbe avvertito il mio cliente della partenza del treno ET 1021”, ha detto Massimo Chiusolo, legale di Alessio Porcelli, l’uomo in servizio a Corato nel giorno del disastro. “Abbiamo risposto a tutte le domande, ha spiegato in dettaglio ogni particolare. C’è un decreto di secretazione e non possiamo spiegare il contenuto ma abbiamo spiegato in ogni dettaglio”, ha detto Chiusolo al termine dell’interrogatorio, chiuso dopo le 21.

“Il mio cliente ha disconosciuto l’alterazione rilevata sui registri. Non l’ha fatta lui, appena gli è stato chiesto ha risposto che non ne sapeva nulla. È un’alterazione posticcia che non ha fatto lui”, dichiara l’avvocato di Piccarreta, Leonardo De Cesare. L’interrogatorio è durato più di sei ore in cui il ferroviere ha ricostruito quanto ricorda di quel giorno. “C’è un regolamento ferroviario che abbiamo fatto acquisire secondo il quale ognuno ha il suo compito. Non spettava solo a lui dare il via libera a quel treno. Ci sono delle condotte commissive o omissive di più persone che hanno determinato l’errore umano della partenza – ha aggiunto De Cesare – Potrebbero essere coinvolte altre persone anche perché c’è una scala gerarchica da rispettare. Barletta non c’entra con la movimentazione dei treni, Bari probabilmente perché – a quanto sembra – può verificare, può controllare qualcosa in più rispetto alle singole stazioni stesse. Alla domanda se la centrale di Bari vede il treno che si sta muovendo, il legale risponde: “Se è presente la persona fisica sì”. C’erano inoltre dei lavori su quella linea che anziché avvenire di notte erano in corso di giorno e gli inquirenti dovranno accertare se quegli sbalzi di corrente hanno determinato i ritardi o meno – prosegue De Cesare – Piccarreta in servizio dalle 4 e trenta del mattino non aveva cognizione di tutto, non sapeva quali treni si fermassero perché davvero esiste una comunicazione via cavo del medioevo”.

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