Il Senato vota sì alla richiesta di arresto per Caridi. E il senatore si consegna a Rebibbia

Il Senato vota sì alla richiesta di arresto per Caridi. E il senatore si consegna a Rebibbia
4 agosto 2016

di Giuseppe Novelli

L’aula del Senato ha approvato, con voto segreto, la richiesta di arresto per il senatore di Gal Antonio Stefano Caridi. Sono stati 154 i voti a favore, 110 i voti contrari e 12 gli astenuti. Il voto segreto era stato richiesto dai senatori di Gal mentre il Pd si era espresso per il voto palese. Quella contro di me è “un’accusa sconvolgente e ingiusta”, si difende il senatore in Aula. “Io sono innocente e non ho mai svenduto il mio ruolo di parlamentare”, “né ho mai stipulato patti con la criminalità organizzata”. Caridi respinge tutte le accuse che gli sono state mosse dai magistrati di Reggio Calabria che ora chiedono il suo arresto perché lo considerano al vertice di una Cupola segreta di ‘Ndrangheta. “E’ vero, questo non è il luogo dove fare il processo ma questo è il luogo dove si può perpetuare un’ingiustizia, a un cittadino e a un parlamentare – dice ancora Caridi -. Sono sicuro che la mia innocenza verrà riconosciuta in sede giudiziaria e affido alla vostra coscienza di parlamentari l’integrità di quest’organo parlamentare prima che della mia libertà”.

E ancora. “Da due settimane vivo l’incubo di chi guarda la sua vita nelle carte delle indagini, di non riconoscere la mia vita di professionista stimato. Nella mia terra  – conclude – quando si fa politica si sta tra la gente è sempre in agguato l’allusione, la millanteria interessata”. Dopo il via libera dell’Aula del Senato al suo arresto, Caridi si è andato a consegnare a Rebibbia. Ad assicurare la circostanza sarebbero stati i legali del parlamentare, tra cui l’avvocato Valerio Spigarelli, ad alcuni esponenti del gruppo di Gal. Fine seduta movimentata per l’Aula del Senato, che ha ufficialmente chiuso i battenti per la pausa estiva. I lavori riprenderanno il 13 settembre con il ddl Editoria e la riforma del processo penale. Proprio il calendario dei lavori dell’Aula e’ stato al centro di una seduta animata, con votazioni sul numero legale, mancato per due volte. Alla fine, preso atto che non sarebbe mai stato ripristinato, il presidente, Pietro Grasso, ha salutato i pochi senatori rimasti augurando loro le buone ferie, e ha definitivamente chiuso la seduta.

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