Sirene in Israele e raid a Gaza. Hamas: pronti a “una guerra lunga”

Sirene in Israele e raid a Gaza. Hamas: pronti a “una guerra lunga”
10 ottobre 2023

Al quarto giorno di guerra risuonano ancora le sirene di allarme antimissile in Israele e l’esercito israeliano prosegue gli attacchi aerei nella Striscia di Gaza, mentre Hamas ha fatto sapere di essere pronto a “una guerra lunga”. E avverte che prima della fine del conflitto non negozierà il rilascio delle decine di ostaggi catturati nelle prime ore dell’operazione lanciata sabato scorso. Operazione messa a punto da una decina di leader di Hamas nella Striscia di Gaza, ha rivendicato oggi un esponente dell’organizzazione in esilio a Beirut, smentendo un presunto coinvolgimento dell’Iran, ma sostenendo che Teheran e il gruppo libanese Hezbollah sono pronti a “unirsi alla battaglia se Gaza sarà sottoposta ad una guerra di annientamento”.

Intanto si aggrava il bilancio delle vittime in Israele e nella Striscia di Gaza: sono oltre 1.000 i morti e 3.400 i feriti in Israele e e 770 i morti e circa 4.100 i feriti nella Striscia di Gaza. Nelle prime ore della giornata l’esercito israeliano ha fatto sapere di aver ripreso il controllo del confine con la Striscia di Gaza e di aver quasi completato l’evacuazione di 24 località situate nei pressi della frontiera, ammettendo però che potrebbero “verificarsi infiltrazioni”. Nel frattempo, circa 300.000 riservisti continuano a prepararsi a una possibile invasione di terra della Striscia di Gaza, posta sotto “assedio totale” da Israele. Una misura denunciata oggi dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, come violazione del diritto internazionale.

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Secondo l’Onu, nell’enclave palestinese che conta oltre 2 milioni di abitanti sono oltre 187.000 gli sfollati dall’inizio del conflitto, di cui 137.000 ospitati nelle scuole delle Nazioni Unite, mentre gli intensi bombardamenti di questi giorni hanno causato la distruzione di 790 unità abitative, danneggiando in modo grave altre 5.330. Popolazione che non ha via di fuga, dopo che l’Egitto ha riferito della chiusura del valico di Rafah, dove sono stati segnalati oggi attacchi aerei. Secondo i media israeliani, Israele avrebbe informato l’Egitto che verrà preso di mira ogni camion carico di aiuti diretto a Gaza.

 Per “il massacro del popolo di Gaza”, ha tuonato oggi la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, Israele riceverà “uno schiaffo ancora più pesante” rispetto “all’irreparabile fallimento, sia in termini militari che di intelligence”, subito dai miliziani di Hamas. Khamenei ha negato ogni coinvolgimento di Teheran nell’ideazione dell’operazione Al-Aqsa Flood, ma ha ribadito sostegno alla “Palestina e alla sua lotta”. I risultati ottenuti dall’operazione hanno “sorpreso” anche Hamas, stando a quanto detto all’Associated Press dal leader in esilio Ali Barakeh, secondo cui l’organizzazione palestinese pensava di “ottenere qualche successo e di prendere prigionieri per scambiarli”.

 

Secondo Barakeh, sono circa 2.000 i miliziani che hanno preso parte finora al conflitto, su un esercito di circa 40.000 uomini nella sola Striscia di Gaza. E “siamo preparati bene per questa guerra e per affrontare tutti gli scenari, anche lo scenario di una lunga guerra”, ha aggiunto. Da parte sua, il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha detto di aver informato “tutte le parti che ci hanno contattato” che non ci saranno negoziati sui “prigionieri prima della fine della battaglia”. Hanieyh ha quindi esortato tutti i palestinesi a “partecipare alla battaglia”, poi Hamas ha invitato il mondo arabo e musulmano a una “mobilitazione generale” venerdì prossimo, per mostrare sostegno al popolo palestinese “di fronte alla guerra aperta dell`occupazione”.

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