Spagna, socialisti primo partito ma è rebus governo. Dopo 44 anni la destra estrema al parlamento

Spagna, socialisti primo partito ma è rebus governo. Dopo 44 anni la destra estrema al parlamento
Pedro Sanchez (44), leader del PSOE, con la moglie Begona Gomez
29 aprile 2019

I socialisti del premier uscente Pedro Sanchez sono il primo partito, i popolari toccano il minimo storico e la destra estrema di Vox torna in Parlamento a 44 anni dalla morte di Francisco Franco: sono i tre dati certi delle elezioni anticipate in Spagna che pero’ non hanno espresso una maggioranza chiara. Cosi’, dopo la grave crisi politica del 2017, chiunque voglia formare un governo dovra’ trattare con gli indipendentisti della Catalogna con tutte le incognite legate a una regione in grande fermento. Di confortante c’e’ il dato dell’affluenza, il 73,74% contro il 66,48% del 2016, con un autentico boom in Catalogna.

Con l’80% delle schede scrutinate, il quadro e’ consolidato: il Psoe e’ al 29,1% con 123 seggi (me aveva solo 85) sui 350 totali e non puo’ quindi allearsi solo con i populisti di sinistra di Podemos che si sono fermati al 14,3% (42 seggi), insieme ai quali in totale non supererebbe i 165 seggi. Sanchez si vede rafforzare nel ruolo di argine alle destre ma non ha una maggioranza ‘naturale’ per restare alla Moncloa. Il Partito popolare di Pablo Casado e’ al 16,7% e dimezza i seggi che diventano 65. Con i suoi alleati del ‘modello andaluso’, i liberali di Ciudadanos di Albert Rivera (15,5% e 57 seggi) e l’estrema destra di Vox di Santiago Abascal (10,2% e 24 seggi), non puo’ arrivare alla maggioranza assoluta di 176 seggi. Vox si conferma dopo l’exploit di dicembre in Andalusia, anche se sfonda di poco il muro del 10%.

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“Questo non e’ che l’inizio”, ha commentato il segretario generale, Javier Ortega Smith, in un discorso in piazza a Madrid, “ognuno dei nostri deputati fara’ una vera opposizione, gli altri dovranno rispondere alle nostre proposte. Siamo inarrestabili”. “Abbiamo mandato un messaggio all’Europa e al resto del mondo – ha detto il leader socialista spagnolo Pedro Sanchez -. Si puo’ vincere l’autoritarismo e l’involuzione”. Il premier uscente è convinto che “formeremo un governo pro europeo”. L’ago della bilancia potrebbero essere gli indipendentisti catalani dei repubblicani di sinistra (Erc), che avrebbero conquistato 15 seggi. Per ottenere la maggioranza assoluta alle Cortes Generales servono 176 seggi. Con questi numeri, quindi, a un’alleanza di ‘izquierda’ tra i socialisti e Podemos mancherebbe una dozzina di seggi per assicurarsi il governo del Paese. Diventerebbe a questo punto indispensabile l’appoggio degli indipendentisti, in particolare di quell’Erc che aveva fatto cadere l’esecutivo Sanchez negandogli il sostegno alla legge di bilancio. Tra le altre formazioni indipendentiste, il partito nazionalista basco (Pnv) avrebbe conquistato sei seggi, Junts per Catalunya, il partito di Carles Puigdemont, sette, e un’altra lista basca, EH-Bildu, altri quattro.

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