Spionaggio, resta in carcere capitano Biot. La moglie: “Non voleva fottere il paese”

1 aprile 2021

Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Walter Biot, il capitano di Fregata della Marina militare italiana accusato di spionaggio. Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma ha accolto nella sostanza la richiesta del pm Gianfederica Dito. L’ufficiale di Marina, Walter Biot, è accusato di aver passato documenti classificati a funzionari delle forze armate della Federazione russa. E’ stato fermato dai carabinieri del Ros martedì sera con 5mila euro che gli sarebbero stati consegnati dagli uomini di Mosca. La Procura della Capitale contesta al capitano di fregata Walter Biot i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico-militare e spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione.

La decisione del giudice di convalidare il fermo operato dai carabinieri del Ros nella serata di martedì non conclude la vicenda. Il gip ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’ufficiale di Marina è accusato, in sostanza, di aver passato documenti militari classificati a funzionari delle forze armate russe. Il difensore aveva chiesto i domiciliari, ma quella istanza non è stata accolta. Biot è detenuto nel carcere di Regina Coeli. Intanto, Claudia Carbonara, la moglie di Walter Biot, rivela al Corriere della Sera che suo marito “era veramente in crisi da tempo, aveva paura di non riuscire più a fronteggiare le tante spese che abbiamo. L’economia di casa. A causa del Covid ci siamo impoveriti, lo sa?”, dice. “Mio marito non voleva fottere il Paese, scusate la parola forte. E non l’ha fatto neanche questa volta, ve l’assicuro, ai russi ha dato il minimo che poteva dare. Niente di così compromettente. Perché non è uno stupido, un irresponsabile. Solo che era disperato. Disperato per il futuro nostro e dei figli. E così ha fatto questa cosa…”, le parole della donna riportate dal quotidiano.

Walter Biot

E’ stato arrestato ieri dai carabinieri del Ros, Biot, con l’accusa di spionaggio. Con lui è stato posto in stato di fermo anche un ufficiale russo. I due sono stati bloccati durante un incontro in cui l’italiano cedeva documenti classificati in cambio di soldi. La posizione dell’ufficiale russo è al vaglio dei magistrati in considerazione del suo status diplomatico. L’operazione che ha portato al fermo dell’ufficiale della Marina Militare e di un ufficiale delle Forze Armate russe, di stanza nel nostro Paese, è stata effettuata nell’ambito di prolungata attività informativa condotta dall’Agenzia Informazioni Sicurezza Interna, con il fattivo supporto dello Stato Maggiore della Difesa e della quale è stato investito il Raggruppamento, ha riguardato un Capitano di Fregata della Marina Militare e un Ufficiale accreditato presso l’Ambasciata della Federazione russa, entrambi accusati di gravi reati attinenti allo spionaggio e alla sicurezza dello Stato.

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Una storia da romanzo di spionaggio, ma purtroppo vera. I due sono stati colti in flagrante durante un incontro in cui l’italiano cedeva documenti classificati in cambio di denaro. L’ambasciatore della Federazione Russa presso la Repubblica Italiana, Sergey Razov è stato convocato dalla Farnesina. L’ambasciata contattata da askanews commenta così: “Confermiamo il fermo il 30 marzo a Roma di un funzionario dell’ufficio dell’addetto militare. Finché non si stabiliscono le circostanze dell’accaduto riteniamo inopportuno commentare. In ogni caso ci auguriamo che quanto è successo non si rifletta sui rapporti tra la Russia e l’Italia”. Di Maio dopo l’incontro con Razov, ha scritto su FB: “abbiamo trasmesso a quest’ultimo la ferma protesta del governo italiano e notificato l’immediata espulsione dei due funzionari russi coinvolti in questa gravissima vicenda. Ringrazio la nostra intelligence e tutti gli apparati dello Stato che ogni giorno lavorano per la sicurezza del nostro Paese”. L’episodio appare senza precedenti nella storia delle relazioni tra Roma e Mosca, almeno dalla caduta del Muro di Berlino. E anche andando indietro nel tempo, l’unica affinità è con le atmosfere anni Sessanta del romanzo “Prospettiva Lenin” edito da Feltrinelli.

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