Stop colloqui in carcere, rientrata la rivolta a Salerno

Stop colloqui in carcere, rientrata la rivolta a Salerno
7 marzo 2020

Si sono vissuti momenti di tensione nel carcere di Salerno-Fuorni a causa di una rivolta inscenata da un centinaio di detenuti. La protesta è rientrata dopo alcune ore intorno alle 20.15, al termine di una trattativa estenuante che ha visto protagonisti i rappresentanti delle forze dell’ordine e i vertici della casa circondariale. Al centro della rivolta, la decisione del Ministero della Giustizia di vietare i colloqui personali con i familiari per le prossime settimane, nell’ambito delle iniziative intraprese per ridurre i rischi da contagio da coronavirus. Gli agenti della polizia penitenziaria, guidati dal comandante Gianluigi Lancellotta, hanno domato la rivolta. Sul posto anche il questore di Salerno e il comandante provinciale dei carabinieri.

“Ciò che sta avvenendo, in queste ore, nel carcere di Salerno è l`ennesima dimostrazione che Bonafede non è adeguato per ricoprire la complicata funzione di ministro della giustizia. Si dimetta subito”, dichiara il Questore della Camera Edmondo Cirielli alla luce della violenta protesta organizzata dai detenuti nella casa circondariale di Fuori contro le nuove disposizioni che vietano i colloqui fino al prossimo 31 maggio. “Nonostante le sollecitazioni del Sappe e di tutti i sindacati della Polizia Penitenziaria, il ministro fino ad oggi non ha voluto adottare le misure di sicurezza idonee volte a prevenire la diffusione del Coronavirs e tutelare l`incolumità del personale penitenziario per un assurdo buonismo sinistroide. Lo dimostra anche la tensione nel carcere di Poggioreale a Napoli. La mia totale solidarietà va agli agenti della Polizia Penitenziaria impegnati a garantire, nonostante le molteplici difficoltà, la sicurezza nelle carceri italiane” conclude Cirielli.

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“Sta crescendo la preoccupazione tra i detenuti e i famigliari degli stessi – dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone -. Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto decine di chiamate e e-mail da parenti di reclusi. Ci si rende conto che se il coronavirus arrivasse a contagiare qualche detenuto potrebbe in breve tempo diventare un problema enorme e difficilmente gestibile. Di fronte a restrizioni di ogni forma di comunicazione con i famigliari e con l’esterno, come avevano purtroppo previsto, stanno dunque aumentando le tensioni. Ai detenuti va spiegato quello che sta accadendo affinché possano anche loro esserne pienamente consapevoli”.

“Quando siamo arrivati a Salerno – commenta Luigi Romano, presidente di Antigone Campania – abbiamo trovato il carcere presidiato dalle forze dell’ordine con anche il Questore sul posto, mentre all’interno stavano operando i reparti antisommossa della celere e dei carabinieri. La rivolta si è scatenata nel padiglione dei comuni, dopo che i detenuti hanno appreso dal tg nazionale la notizia delle restrizioni prevista nei nuovi decreti per i colloqui. Il reparto è stato messo a soqquadro e alcuni detenuti sono saliti sul tetto. Fuori dal carcere – conclude Romano – abbiamo parlato con i detenuti in semilibertà preoccupati per le restrizioni che i decreti farebbero ricadere anche su di loro e sugli articoli 21 (i detenuti che svolgono lavori all’esterno)”.

“Anche se non si può giustificare il ricorso alla violenza, la paura dei detenuti va compresa. Per questo non devono esserci ritorsioni verso coloro che sono stati coinvolti nella protesta. Ci appelliamo ancora una volta al governo affinché vari misure d’urgenza per rispondere a questa situazione: portare le telefonate a 20 minuti al giorno, anziché gli attuali 10 minuti a settimana, e favorire la concessione di provvedimenti di detenzione domiciliare e affidamento per tutti coloro che sono a fine pena e hanno fatto un positivo percorso penitenziario”.

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