Sui vaccini finisce a carte bollate, l’Europa fa ricorso contro AstraZeneca

Sui vaccini finisce a carte bollate, l’Europa fa ricorso contro AstraZeneca
24 marzo 2021

Nella controversia sui vaccini fra l’Ue e l’azienda farmaceutica AstraZeneca è scaduto il tempo della diplomazia, del linguaggio paludato, delle ipocrisie e delle clausole confidenziali dei contratti, con le cifre degli impegni sulle consegne su cui non ci si può pronunciare. Lo ha fatto capire chiaramente a Bruxelles il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic, dopo le durissime accuse che già Sandra Gallina, responsabile della Direzione generale Salute dell’Esecutivo comunitario, aveva rivolto alla società anglo-svedese durante un’audizione al Parlamento europeo. “Non è un segreto che abbiamo un problema con AstraZeneca”, ha detto Sefcovic durante il briefing online per la stampa al termine della videoconferenza del Consiglio Affari generali dell’Ue, in cui i ministri degli Affari europei hanno discusso l’agenda del vertice virtuale dei capi di Stato e di governo che si svolgerà giovedì e venerdì, dedicato in gran parte proprio al Covid-19 e alla situazione della campagna di vaccinazione di massa.

AstraZeneca, ha continuato il vicepresidente della Commissione, “sta davvero mancando (‘under delivering’, ndr) i suoi obiettivi di consegna dei vaccini, la comunicazione con l’azienda è difficile, e dopo tutti i tentativi fatti a tutti i livelli dalla Commissione, dalla presidente von der Leyen alla commissaria alla Salute Kyriakides, alle direzioni Generali, abbiamo dovuto ricorrere alle vie legali, perché non sappiamo cos’altro dobbiamo fare con loro”. La Commissione ha inviato la settimana scorsa una lettera di messa in mora ad AstraZeneca attivando, per ora a livello di discussioni dirette fra le parti, il meccanismo di risoluzione delle controversie previsto dal contratto con l’Ue. Se non vi saranno progressi nei colloqui diretti, la controversia assumerà carattere giudiziario, sotto la giurisdizione del tribunale belga di Bruxelles, come stipula il contratto. “Ci sono alcuni Stati membri – ha ricordato Sefcovic – che hanno basato la loro strategia di vaccinazione sull’acquisto dei vaccini Astrazeneca, perché avevano delle promesse molto chiare: c’era un contratto chiaro, firmato, sulle dosi che sarebbero state consegnate. E invece ogni singola settimana abbiamo notifiche dalla società che questo non sarà possibile, e quello non sarà possibile… Ora abbiamo molto, molto meno dei 180 milioni di dosi che dovevano arrivare” nel secondo trimestre, ha lamentato il vicepresidente della Commissione.

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“Questo – ha rilevato Sefcovic – mette in una situazione molto difficile quegli Stati membri che hanno basato la loro strategia sulle consegne di AstraZeneca, e ora vedremo che tipo di solidarietà aggiuntiva possiamo dare a questi paesi”. Perché, ha sottolineato, “questi non sono numeri, queste sono vite di persone. Se parliamo con i rappresentanti degli Stati membri con situazioni così drammatiche, possono raccontarci le storie di ciò che è successo nei loro ospedali”. “Stiamo parlando – ha insistito Sefcovic – della salute e della vita delle persone, e vediamo che invece di 180 milioni di dosi previste nel contratto, in cui la società si era impegnata a prendere tutte le decisioni e aveva dato tutte le garanzie per mantenere quell’impegno, stiamo ricevendo solamente 70 milioni di dosi. E se guardate al numero degli europei questa è una cifra molto significativa”. La situazione è tale che ormai si comincia a non contare neanche più sui vaccini di AstraZeneca per raggiungere gli obiettivi della vaccinazione di massa degli europei, e a pensare se non sia possibile sostituirli con gli altri vaccini del “portafogli” Ue, quelli delle società più affidabili, aiutandole a rafforzare la capacità di produzione.

“Sentiamo di dover agire su tutti i fronti – ha spiegato il vicepresidente della Commissione – per assicurarci di poter aiutare le aziende fedeli ai loro contratti, affinché possano aumentare la loro capacità, produrre di più, per poi assicurare che le forniture siano equamente distribuite fra gli Stati membri e per aiutare quei paesi che stanno affrontando particolari difficoltà, perché si sono affidati troppo ad AstraZeneca che non ha mantenuto le promesse del contratto”. Sefcovic ha anche fornito dati precisi e aggiornati sull’andamento complessivo delle consegne dei vaccini nell’Ue, riferendo che in tutto finora, gli Stati membri hanno ricevuto 70 milioni di dosi e ne hanno somministrate 52 milioni. “Nel secondo trimestre dell’anno – ha spiegato -, dovremmo avere 200 milioni di dosi da Pfizer-BioNTech, 35 milioni da Moderna e 55 milioni da Johnson & Johnson”. Così, con questi volumi si consegne affidabili, si arriva già a 290 milioni, vicini all’obiettivo indicativo di 300 milioni. Un obiettivo che la Commissione considera di poter conseguire, evidentemente, con stime prudenti che prendono solo marginalmente in considerazione (per appena 10 milioni di dosi), i 70 milioni promessi ora da AstraZeneca.

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Il vicepresidente della Commissione ha riferito inoltre che da fine gennaio al 16 marzo scorso gli Stati membri, con il consenso della Commissione, hanno ricevuto e approvato 314 richieste di esportazione di vaccini verso paesi extra Ue, e ne hanno respinto solo una, quella riguardante la partita dall’Italia diretta in Australia. In totale, sono state esportate 41,5 milioni di dosi in 33 paesi. “Se si guarda a questi numeri, si vede che siamo stati estremamente aperti e generosi con i nostri partner internazionali; ora li invitiamo a essere anche loro trasparenti e aperti come lo siamo noi”, ha osservato Sefcovic. E sulla base di queste cifre “vogliamo avere con i nostri partner”, in particolare a quelli che producono vaccini, “una discussione aperta: chiediamo loro – ha concluso – reciprocità e proporzionalità, che sono davvero giustificate alla luce dell’attuale situazione epidemiologica”.

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