Sulla vetta del Nanga Parbat ad ammirare la curvatura della Terra

Sulla vetta del Nanga Parbat ad ammirare la curvatura della Terra
3 marzo 2016

Ascoltare in solitudine il silenzio della natura. Accade se arrivi sulla vetta del Nanga Parbat, quando è inverno e sei il primo nella storia a compiere una simile impresa. E’ accaduto all’alpinista italiano Simone Moro, insieme ad Alex Txicon e Ali Sadpara. “Quando ho visto l’orizzonte, la linea dell’orizzonte – racconta Moro – ho visto che la linea era curva e ho compreso che la Terra è una sfera. Sebbene si sappia che è così in casi come questo si comprende fino a che punto siamo piccoli e allo stesso tempo quanto possiamo essere grandi semplicemente muovendoci con le nostre energie. Tutto questo è semplice e straordinario. Resterà con me per sempre”. Moro è il primo ad aver domato la Killer mountain, Il Nanga Parbat, il secondo Ottomila, dopo l’Annapurna, per indice di mortalità. “C’erano stati già trenta tentativi. Non posso credere che gli altri che ci hanno provato prima di me fossero tutti degli stupidi – racconta ancora Moro – Sicuramente erano anche più forti di me, ma è vero che venire e rivenire sul Nanga Parbat emi ha fatto imparare ad avere a che fare con questo gigante”. Il Nanga Parbat è la nona montagna più alta della Terra, ma è la più grossa, il doppio dell’Everest e del K2, dalla base alla cima sono oltre 4 mila metri. Della spedizione ha fatto parte anche l’alpinista Tamara Lunger, che si è arresa a pochi passi dalla vetta. “Sono arrivata fino a 170 metri dalla vetta – ricorda – poi qualcosa è passato per la mia testa: mi sono detta, ok, se arrivi fino in fondo, non tornerai più a casa, meglio scendere”, conclude l’alpinista. Che potrà sempre rifarsi, insieme agli altri, tentando di raggiungere il K2, un altro gigante, l’ultimo, che non è mai stato domato d’inverno.

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