Tra pace fiscale e Regionali, Salvini prova a tenere unita la coalizione. Vannacci ai vertici della Lega

Il Consiglio Federale ha sancito l’ingresso di Roberto Vannacci nei vertici della Lega, insieme alla conferma di Claudio Durigon e Alberto Stefani come vice segretari

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Il Consiglio Federale ha sancito l’ingresso di Roberto Vannacci nei vertici della Lega, insieme alla conferma di Claudio Durigon e Alberto Stefani come vice segretari. La nomina del generale neo tesserato, resa possibile grazie alla modifica introdotta dal congresso di Firenze che elimina l’anzianità di tesseramento necessaria, rappresenta un segnale chiaro della volontà di Salvini di aprire il partito a figure provenienti da contesti diversi.

In Lombardia, invece, la scelta è ricaduta sull’eurodeputata Silvia Sardone, campionessa di preferenze sia a Milano che a Bruxelles. La sua nomina è stata interpretata come un gesto di pacificazione dopo le tensioni emerse durante il congresso regionale, mentre Andrea Crippa ha lasciato i vertici nazionali per rispettare la regola che impone ai quattro vice segretari di provenire da regioni diverse. Tuttavia, Salvini ha garantito a Crippa un ruolo “di primo piano”, forse come coordinatore delle segreterie regionali.

Pace fiscale: una priorità irrinunciabile

Tra le sfide politiche più urgenti, spicca la pace fiscale, definita dalla Lega come “irrinunciabile”. Il Consiglio Federale ha dato mandato pieno a Salvini e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di negoziare con gli alleati su questo tema. Tuttavia, non sarà un compito facile: Forza Italia continua a privilegiare il taglio dell’Irpef a favore del ceto medio, mentre Fratelli d’Italia mantiene un atteggiamento cauto. Una divergenza che potrebbe complicare ulteriormente i rapporti all’interno della coalizione.

Il nodo del terzo mandato

Altro terreno di scontro è rappresentato dal tema del terzo mandato per i presidenti di Regione. Dopo il no della Consulta alla legge della Campania, che ha bloccato le ambizioni di Luca Zaia in Veneto, Salvini prova ora a difendere le prerogative delle regioni a statuto speciale. “Mi auguro che il governo non impugni la legge del Trentino”, ha dichiarato il vice premier, a pochi giorni dal Consiglio dei ministri che dovrà decidere sul destino della norma approvata dalla giunta guidata da Maurizio Fugatti. Una decisione che potrebbe avere ripercussioni significative anche in Friuli-Venezia Giulia, dove Massimiliano Fedriga attende di capire se potrà candidarsi per un terzo mandato.

Lombardia: un banco di prova per le alleanze

La questione delle elezioni regionali in Lombardia si presenta come uno dei nodi più delicati. Se la Lega è certa di ottenere la candidatura in Veneto, sa bene che Fratelli d’Italia chiede in cambio quella per la regione governata attualmente da Attilio Fontana. Ma qui emerge un problema di tempistica: la Lombardia andrà al voto solo nel 2028, ben oltre le prossime elezioni politiche che potrebbero ridisegnare gli equilibri della coalizione. I sospetti all’interno del Carroccio sono che Fratelli d’Italia possa aumentare la pressione in Regione per anticipare il voto, un’ipotesi che rischia di accrescere le tensioni tra i due partiti.

Un futuro da costruire

Con nuovi assetti interni e una serie di sfide politiche all’orizzonte, Matteo Salvini cerca di navigare tra le acque agitate della coalizione e le dinamiche interne al partito. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la Lega riuscirà a mantenere il proprio ruolo di protagonista nella maggioranza o se dovrà fare i conti con crescenti frizioni. Una cosa è certa: il leader leghista non intende abbassare la guardia, consapevole che il futuro del Carroccio dipenderà dalla capacità di gestire al meglio queste complesse partite politiche.