Trentanove anni fa Pertini Presidente della Repubblica: “La libertà non può essere barattata”

Trentanove anni fa Pertini Presidente della Repubblica: “La libertà non può essere barattata”
9 luglio 2017

“Noi abbiamo sempre considerato la liberta’ un bene prezioso, inalienabile. Tutta la nostra giovinezza abbiamo gettato nella lotta, senza badare a rinunce per riconquistare la liberta’ perduta. Ma se a me, socialista da sempre, offrissero la piu’ radicale delle riforme sociali a prezzo della liberta’, io la rifiuterei, perche’ la liberta’ non puo’ mai essere barattata”. Con queste parole il neo Presidente della Repubblica Sandro Pertini riscosse gli scroscianti applausi del Parlamento nel suo discorso di insediamento del 9 luglio 1978, 39 anni fa. Il giorno prima, l’8 luglio 1978, il Parlamento lo aveva eletto Capo dello Stato. “Noi abbiamo sempre considerato la liberta’ un bene prezioso, inalienabile. Tutta la nostra giovinezza abbiamo gettato nella lotta, senza badare a rinunce per riconquistare la liberta’ perduta. Ma se a me, socialista da sempre, offrissero la piu’ radicale delle riforme sociali a prezzo della liberta’, io la rifiuterei, perche’ la liberta’ non puo’ mai essere barattata”. Con queste parole il neo Presidente della Repubblica Sandro Pertini riscosse gli scroscianti applausi del Parlamento nel suo discorso di insediamento del 9 luglio 1978, 39 anni fa. Il giorno prima, l’8 luglio 1978, il Parlamento lo aveva eletto Capo dello Stato.

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Moro era stato appena ucciso dalle Br e Pertini disse: “La Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Cosi’ l’hanno voluta coloro che la conquistarono dopo 20 anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione, e se cosi’ sara’ oggi, ogni cittadino sara’ pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza. Contro questa violenza nessun cedimento. Dobbiamo difendere la Repubblica con fermezza, costi quel che costi alla nostra persona. Siamo decisi avversari della violenza, perche’ siamo strenui difensori della democrazia e della vita di ogni cittadino. Ed alla nostra mente si presenta la dolorosa immagine di un amico a noi tanto caro, di un uomo onesto, di un politico dal forte ingegno e dalla vasta cultura: Aldo Moro. Quale vuoto ha lasciato nel suo partito e in questa Assemblea! Se non fosse stato crudelmente assassinato, lui, non io, parlerebbe oggi da questo seggio a voi”. Qui Pertini fece un’interessante critica agli “stranieri”: “Ci conforta la constatazione – disse Pertini solenne – che il popolo italiano abbia saputo reagire con compostezza democratica, ma anche con ferma decisione a questi criminali atti di violenza. Ne prendano atto gli stranieri, spesso non giusti nel giudicare il popolo italiano. Quale altro popolo saprebbe rispondere e resistere a una bufera di violenza quale quella scatenatasi sul nostro Paese come ha saputo e sa rispondere il popolo italiano?”.

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Pertini conclude: “Non posso, in ultimo, non ricordare i patrioti con i quali ho condiviso le galere del tribunale speciale, i rischi della lotta antifascista e della Resistenza. Non posso non ricordare che la mia coscienza di uomo libero si e’ formata alla scuola del movimento operaio di Savona e che si e’ rinvigorita guardando sempre ai luminosi esempi di Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Piero Gobetti, Carlo Rosselli, don Minzoni e Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di carcere. Ricordo questo con orgoglio, non per ridestare antichi risentimenti, perche’ sui risentimenti nulla di positivo si costruisce ne’ in morale ne’ in politica. Ma da oggi io cessero’ di essere uomo di parte. Intendo solo essere il Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, fratello a tutti nell’amore di Patria e nell’aspirazione costante alla liberta’ e alla giustizia”. Durante il suo settennato (1978-1985) Pertini e’ stato ed e’ largamente il Presidente piu’ amato dagli italiani. Pertini nomino’ il primo Presidente del Consiglio laico (Giovanni Spadolini), il primo Presidente del Consiglio socialista (Bettino Craxi), la prima senatrice a vita donna (Camilla Ravera). Il regime di Mussolini decreto’ la sua prima condanna ad otto mesi di carcere nel 1925. Vent’anni dopo, nel 1945, partecipo’ agli eventi che portarono alla liberazione dal nazifascismo, organizzando l’insurrezione di Milano, e votando il decreto che condanno’ a morte Mussolini e altri gerarchi fascisti. Sessant’anni dopo, nel 1985, lascio’ il Quirinale a Francesco Cossiga.

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