Trump ai guru della Silicon Valley: “Sono qui per aiutarvi a fare meglio”. Bill Gates ci crede: il presidente come John F. Kennedy

Trump ai guru della Silicon Valley: “Sono qui per aiutarvi a fare meglio”. Bill Gates ci crede: il presidente come John F. Kennedy
15 dicembre 2016

L’incontro tra Donald Trump e i guru della Silicon Valley è iniziato nel migliore dei modi: con un segno di apertura da parte del padrone di casa. All’ultimo piano della Trump Tower, il presidente eletto, seduto attorno a un tavolo con gli amministratori delegati dei colossi tecnologici americani ha dato un segnale di distensione: “Siamo qui per voi, sono qui per aiutarvi a fare meglio e sono contento che ci sia stato un buon periodo di rialzi e spero che questa situazione possa continuare”, ha detto il presidente eletto aprendo la riunione che poi è continuata in privato. Davanti a lui si sono riuniti Larry Page, di Alphabet, Mark Zuckerberg di Facebook, Jeff Bezos di Amazon, Elon Musk di Tesla, Ginni Rometty di Ibm, Satya Nadella di Microsoft e Tim Cook di Apple, per citare i più importanti.

Manager che nella maggior parte dei casi sono stati molto critici nei confronti del miliardario e delle sue politiche di chiusura al libero scambio e all’immigrazione, due elementi che negli ultimi otto anni sotto la presidenza di Barack Obama hanno fatto la fortuna di queste aziende. Apple, Google e Facebook sono cresciute a dismisura, con la Casa Bianca sempre pronta a fare il tifo e ad aiutarle. E adesso cosa succederà? Trump ha detto chiaramente che vuole riportare il lavoro negli Stati Uniti: per farlo aveva anche attaccato Apple, indicandola come esempio negativo visto che negli ultimi 20 anni ha spostato tutta la sua produzione in Cina. E ancora è nettamente contro l’immigrazione, anche di talenti, per non tradire quella politica dell’America First su cui ha costruito una intera campagna elettorale. Come sempre per creare ponti c’è bisogno di persone che possano capire entrambe le parti in gioco. E Trump ha trovato in Peter Thiel la persona perfetta: è un imprenditore della Silicon Valley, amico personale di tutti i guru tech, ha fondato Paypal insieme a Elon Musk ed è stato uno dei primi a credere nelle potenzialità di Facebook, tanto che oggi continua a sedere nel consiglio di amministrazione.

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Ma Thiel è anche un repubblicano e soprattutto un sostenitore della prima ora di Donald Trump, che ha reso possibile l’incontro di mercoledì. I primi segni di disgelo sembrano essere già arrivati. L’amministratore delegato di Ibm, Ginni Rometty, ieri ha annunciato la creazione di 25.000 nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni. Un portavoce della sua azienda non ha neppure cercato di nascondere il fatto che l’annuncio sia stato un chiaro segno di apertura nei confronti dell’amministrazione Trump. C’è poi stato Elon Musk, il guru di Tesla che ha accettato di entrare nel gruppo di consiglieri economici del presidente eletto, insieme al numero uno di Uber, Travis Kalanick. Ma l’apertura più significativa, almeno dal punto di vista simbolico, è stata sicuramente quella del fondatore di Microsoft, Bill Gates (foto). Dopo un incontro privato alla Trump Tower, Gates ha detto che il presidente eletto può diventare come il presidente John F. Kennedy: aprire la strada per il futuro e per l’innovazione agli Stati Uniti.

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