Un colpo di spazzola per ridare fiducia alle profughe irachene

Un colpo di spazzola per ridare fiducia alle profughe irachene
14 febbraio 2017

Forbici e spazzola. Tanto basta a Chnoor Khezri, professione parrucchiera, per portare conforto alle donne irachene sfollate che vivono in un campo profughi di Mosul. “Da donna, io so cosa stanno passando queste donne nel campo. Per questo ho avuto l’idea di fare qualcosa per loro. Qui hanno aiuto, cibo e vestiti, ma non c’è niente per curare la loro bellezza mentre c’è un parrucchiere per uomini”, spiega la donna che due volte al mese chiude il suo salone di Arbil, capoluogo del Kurdistan iracheno, percorre i quasi 100 chilometri fino a Mosul e mette a disposizione le sue capacità di parrucchiera professionale insieme a suo fratello Chiya. “Quando qualcuno fa volontariato offre quello che può: cibo, soldi – dice l’uomo – Questo è quello che io avevo da offrire ed è molto importante per loro. I loro capelli sono troppo lunghi e loro non possono lasciare il campo. Per questo sono qui”.

Un singolo taglio di capelli qui può assumere tanti significati diversi: è una ventata di normalità, un modo per rimanere se stessi, per non lasciarsi andare, ma anche un simbolo della liberazione dalle rigide regole imposte dagli estremisti dello Stato islamico, da cui questa gente è fuggita: donne a volto coperto e uomini con la barba. “Dovevamo farci crescere la barba e ci era permesso di avere solo tagli di capelli standard. Non potevamo vestirci come volevamo o avere uno stile – racconta questo 21enne – Non potevamo neanche scegliere il taglio di capelli”.

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