Usa-Russia, sui media la fine dell’idillio con Trump. “Il Canto dei Cigni” del presidente

Usa-Russia, sui media la fine dell’idillio con Trump. “Il Canto dei Cigni” del presidente
18 febbraio 2017

Il portavoce del Cremlino è stato costretto a smentire che ai media statali russi sia stato “raccomandato” di parlare meno di Donald Trump e che a Mosca vi sia delusione per la correzione di tiro americana sulla Russia. Ma la stampa più o meno vicina ai vertici russi converge verso la stessa lettura: il rapporto tra con gli Usa del presidente-magnate saranno probabilmente meno facili e certo meno idilliaci di quanto sino ad ora ipotizzato. “Trump ha suonato alla Russia il Canto dei Cigni”, sintetizza un po’ per tutti il titolo di un lungo e sconfortato articolo della Komsomolskaya Pravda. A spegnere, almeno per ora, gli entusiasmi per l’arrivo di The Donald alla Casa Bianca è stato il netto riposizionamento della nuova amministrazione americana riguardo la Russia, sulla scia dello scandalo che ha costretto alle dimissioni il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Micheal Flynn, impallinato dal fatto che avesse mentito sui suoi contatti con l’ambasciatore russo negli Usa Kisliak. Tra sospetti di un coinvolgimento non limitato a Flynn e le notizie dell’entrata in fase operativa di un nuovo missile russo (SSC-8) in violazione dei trattati sulle testate balistiche, la marcia indietro americana ha preso velocità giorno dopo giorno.

LA CRIMEA Sino alla dichiarazione di Trump sulla Crimea – “mi aspetto che il governo russo la restituisca all’Ucraina” – che per Mosca deve essere stata una vera doccia fredda. Sia perché Putin l’ha messo in chiaro più volte, infatti: “la Crimea è una questione chiusa”. Sia perché se c’è un dossier su cui il Cremlino nutriva speranze da parte americana, questo è proprio l’Ucraina, compresa l’annessione della penisola sul Mar Nero. E invece ci ha messo del suo anche “l’amico” Rex Tillerson. Arrivato in Europa per partecipare al G20 di Bonn, il segretario di Stato ha infatti completato il quadro, sostenendo che la Russia deve rispettare gli accordi di Minsk prima che si parli di revoca delle sanzioni. L’ex capo di ExxonMobil è noto per conoscere e avere un buon rapporto diretto con Putin e proprio per questo si ritrova nel mirino di pressioni e sospetti sia negli Usa che nelle capitali europee. Tillerson, comunque, incontrando il collega Sergey Lavrov, sempre a Bonn, ha concordato sulla necessità di “lavorare assieme alla Russia”. La speranza ai vertici russi è che il momento delicato passerà e con l’amministrazione Trump si potrà parlare con maggiore libertà d’azione. Così oggi sempre il portavoce di Putin, Peskov, ha negato che vi sia delusione al Cremlino, ma solo perché a Mosca nessuno si è fatto illusioni anzitempo.

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LA PAGLIACCIATA “Tanto più che non ci sono ancora stati sostanziali contatti tra i due capi di Stato. E non è noto quando ci saranno, esattamente”. Anni luce dalle previsioni (e relative illazioni) di un incontro Putin-Trump una settimana dopo l’insediamento del nuovo presidente americano. “Voglio ricordarvi che da mesi mettiamo in chiaro che non intendiamo indossare gli occhiali rosa e non abbiamo mai nutrito inutili illusioni. Quindi non abbiamo niente di cui essere delusi”, ha detto Peskov. I media russi però ci vanno giù pesante. La conferenza stampa tenuta da Trump giovedì viene definita dalla Komsomolskaya Pravda “una pagliacciata con sfumature di tragedia” e si rammarica della fine prematura dell’idillio. “E’ evidente che Trump non ha le risorse politiche per una svolta nella politica americana nei confronti della Russia”, è la conclusione, anche se “è ancora presto per depennare Trump, ma è ora di chiuderla con questa storia, del nostro innamoramento per il nuovo presidente americano”, che era sembrato “una boccata d’aria fresca” e che in Russia ha avuto quel periodo di “luna di miele” post-elettorale che gli americani gli hanno negato. Anche l’agenzia Sputnik, fedele specchio delle posizioni ufficiali, pubblica un’analisi in cui si sostiene che la relazione con l’America di Trump non sarà forse così facile. Rossiskaya Gazeta, organo di stampa governativo, preferisce mettere il problema in bocca al presidente americano: Trump dice che i media complicano i rapporti con la Russia.

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