Vaccini anti-Covid tra ricerca e business. I 6 farmaci che arriveranno in Italia

Vaccini anti-Covid tra ricerca e business. I 6 farmaci che arriveranno in Italia
8 dicembre 2020

Alla fine del prossimo gennaio, 1,7 milioni di italiani avranno avuto la buona dose di vaccino anti-Covid-19. Almeno così più volte il Conte 2 ha dichiarato, sottolineando che inizierà la somministrazione dal personale sanitario e anziani. Vedremo. Di certo, a oggi nessuna azienda farmaceutica al mondo ha avuto l’indispensabile certificazione per dare il via libera alla vendita e alla distribuzione del vaccino. Come è altrettanto certo che la produzione in tempi rapidi di un vaccino efficace contro il Coronavirus è la sfida del secolo, che sta impegnando in uno sforzo comune e senza precedenti ricercatori di tutto il mondo. Ma a che punto siamo? Attualmente i vaccini allo studio sono centinaia. Di questi, 87 sono ancora in fase preclinica, ovvero test in vitro e su animali; altri 54 sono arrivati alla fase clinica, quindi con sperimentazione sui volontari. A sua volta, di questi 54 vaccini, ben 11 sono alla cosiddetta fase 3, l’ultima in pratica prima dell’approvazione del farmaco. E, tra questi, in pole position ce ne sono 6. A partire da Pfizer e BioNtech, che hanno sviluppato un vaccino a mRna, fra i primi ad essere disponibili a gennaio di cui sono state prenotate dall’Europa 300 milioni di dosi, 40 milioni delle quali andranno all’Italia. La statunitense Pzifer ha annunciato che la sperimentazione della fase 3 ha rivelato che il vaccino è efficace al 95% nel prevenire le infezioni e ha superato i controlli di sicurezza.

Il farmaco è stato testato su 43.500 persone in sei paesi e non sono stati sollevati problemi di sicurezza. Ma uno degli scogli da superare è la sua conservazione che dovrà avvenire a temperature molto basse, – 70/80 gradi Celsius, fino a 30 giorni. Non rompere la catena del freddo è vitale ma allo stesso tempo complicato. Pfizer ha detto che fornirà dei piccoli box refrigerati con ghiaccio secco con all’interno 4.785 dosi che vanno aperti il meno possibile. Questo box semplifica ma non risolve definitivamente il problema che, a sua volta, arriva a cascata sui territori di molti paesi del mondo, non certo già attrezzati per trasportare farmaci a -70 gradi. Il vaccino della multinazionale americana e del laboratorio tedesco, dovrà essere somministrato in due dosi a distanza di venti giorni e costerà circa 16 euro a dose. La Pfizer, tuttavia, sembra che stia per tagliare il traguardo. La Food and Drug Administration ha infatti annunciato di avere programmato per il prossimo 10 dicembre una riunione del suo Comitato consultivo per discutere la richiesta della multinazionale di autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino contro il Coronavirus. E sarebbe la prima richiesta ad arrivare sul tavolo dell’ente governativo statunitense. E ciò, mentre il mondo inizia a porsi il problema della logistica per far viaggiare il farmaco. In pole, anche Astrazeneca, l’azienda anglosvedese che collabora con l’Università di Ofxord affiancata dal centro di ricerca IRBM di Pomezia. Ebbene, Astrazeneca ha annunciato che il loro vaccino, basato sull’adenovirus, sarà disponibile già a gennaio.

“Ci aspettiamo la fine della sperimentazione di fase 3 entro il prossimo mese; nel frattempo è già iniziata la produzione per cui entrano in ballo le agenzie regolatorie le quali normalmente avrebbero bisogno di tanti mesi per visionare tutta la documentazione e dare l’ok, ma in una situazione così difficile, penso che in poche settimane daranno il via libera”, spiega Piero Di Lorenzo, presidente del centro di ricerca IRBM di Pomezia. Con l’Unione europea, l’azienda anglosvedese ha firmato un accordo per 400 milioni di dosi. In merito ai prezzi, quello di Astrazeneca sarebbe il più economico, circa 3 euro a dose. E con un grande vantaggio sul fronte della logistica. Infatti, la conservazione di questo vaccino – che ha mostrato tra l’altro una forte risposta immunitaria negli adulti tra i 60 e i 70 anni – è prevista a una temperatura di – 4 gradi. Poi c’è la Johnson & Johnson che dopo la battuta di arresto di ottobre, per una malattia di uno dei volontari e di cui non si è trovata la causa, ha ripreso le sperimentazioni oltre ad aver annunciato l’avvio di un nuovo trial clinico su un vaccino a 2 dosi. In lista c’è pure l’azienda farmaceutica francese Sanofi che comincerà la fase 3 a dicembre, prevedendo la commercializzazione del vaccino all’inizio del terzo trimestre del 2021. Le prime dosi saranno prodotte nel loro stabilimento italiano di Anagni.

In dirittura d’arrivo, anche la Curevac, azienda europea, che è stata finanziata dall’Unione per la ricerca al vaccino, e alla quale Bruxelles ha prenotato 405 milioni di dosi. In uno stato più che avanzato, inoltre, si trova il vaccino della Moderna, azienda biotech Usa che è stata finanziata con quasi 1 miliardo di dollari dal governo statunitense. Il suo vaccino, basato sempre su codice genetico, mRna, ha il 94,5% di efficacia ed è tra i più cari, 20 euro a dose. Ma di contro ha una durata di conservazione più lunga. In particolare, si prevede che il vaccino Moderna rimanga stabile a temperature standard di refrigerazione tra -2 e 8 gradi centigradi per 30 giorni. “Condizioni di trasporto e conservazione a lungo termine a temperature standard del congelatore di -20 gradi per 6 mesi; mRna-1273 è distribuibile utilizzando l`infrastruttura di somministrazione e stoccaggio del vaccino ampiamente disponibile; non è richiesta alcuna diluizione prima della vaccinazione”, fa sapere intanto la casa farmaceutica. Altro farmaco in stato avanzato è quello russo. La Russia già ad agosto era stato il primo paese ad annunciare la produzione di un vaccino contro il Covid-19, chiamato Sputnik V. Gli studi clinici del farmaco, sviluppato dall’istituto di ricerca Gamaleya, hanno dimostrato una efficacia superiore al 90%. Il vaccino sta attualmente attraversando l’ultima fase di test in Russia, così come in Bielorussia, Emirati Arabi Uniti, India e Brasile. Ma, intanto, giovedì scorso, l’Ungheria è diventata il primo paese europeo a riceverne i campioni. E mentre si è in piena corsa al vaccino in tutto il mondo, tra ricerca e business, continuano ad aumentare gli interrogativi a cui le stesse case farmaceutiche finora non hanno dato alcuna risposta. Come, quanto dura l’immunità di un vaccino? Il vaccino protegge anche da eventuali complicanze del Covid-19? I soggetti vaccinati possono diventare portatori sani? Attendiamo risposte.

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