“Vendico migranti”, dirotta bus con bimbi e poi gli ha dato fuoco. “E’ un lupo solitario”

20 marzo 2019

Non ha legami con l’Isis, non si stava radicalizzando, ma “ha agito come un lupo solitario” Ousseynou Sy, l’autista 47enne che oggi intorno alle 11:50 ha dirottato lo scuolabus che guidava da Crema verso Milano e poi gli ha dato fuoco: quando le fiamme stavano divampando alcuni ragazzini erano ancora dentro e hanno rischiato la vita. Poi della vettura e’ rimasto solo uno scheletro annerito, ma i bimbi erano salvi. Assenza di legame con i radicali islamisti che non gli risparmia l’aggravante terroristica, oltre alle accuse di strage, incendio e sequestro di persona. Il suo gesto “voleva essere una denuncia forte contro i bambini e le donne incinte migranti che muoiono nel mare Mediterraneo divorate dagli squali” ha spiegato il pm, capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili.

Ne avrebbero dovuto parlare soprattutto in Senegal, amici e conoscenti a cui aveva inviato un video-selfie che aveva registrato e poi caricato sul suo canale YouTube: “Tutti dovranno ricordare questo gesto, sapere quello che avviene in Europa”, e ai suoi conterranei voleva dire “Africa svegliati, non venite qui”. Trenta chilometri, un’ora e mezza circa: tanto e’ durato il terrore per i bambini delle seconde classi della scuola media Vailati di Crema. Partiti in scuolabus per raggiungere il plesso dalla palestra e finiti sulla Sp44 la Paullese, dove l’autista li ha dirottati, per poi cospargere i sedili di liquidi infiammabile: “Un modo per controllarli” ha detto agli inquirenti che lo ascoltavano. Infine li ha fatti scendere e ha appiccato il fuoco. Nessuno si e’ fatto male, ma “abbiamo avuto tanta paura, abbiamo pianto tutto il giorno”, racconta Adam, 13anni, scosso ma lucido.

Gia’ all’inizio del viaggio i ragazzini hanno capito che qualcosa non andava: “L’autista aveva in mano una tanica benzina, diceva che era finito il gasolio” racconta il compagno, Sami, 12 anni. “Ci ha fatti salire, e ci ha requisito i cellulari.” Poi si e’ fermato tre volte per intimorirli con in mano un coltello e forse una pistola. Quei bambini che Sy voleva vendicare, in fondo, erano bimbi come quelli a cui stava incutendo paura: come Adam, che Sami. Molti di loro hanno cognomi stranieri, comincianti con El, di origine araba, ma sono nati in Italia da famiglie arrivate qui anni fa. Come italiano lo stesso Sy, cittadino perche’ aveva sposato una donna italiana. “Il suo intento stragista era gia’ partito” ha dichiarato il procuratore capo di Milano, Francesco Greco.

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L’uomo ha una condanna definitiva a un anno per violenza sessuale del 2018 e precedenti per guida in stato di ebbrezza – episodi risalenti al 2004 e al 2006 – ma tutto questo non gli ha impedito di svolgere il suo lavoro come conducente nella ditta Autoguidovie di Crema per almeno 15 anni. Questa mattina, dicono i colleghi, era tranquillo, poi il gesto folle. Sul bus ha intimato ai due insegnanti e ad una bidella, che accompagnavano i 51 alunni, di legarli con delle fascette da elettricista: solo quelli seduti davanti hanno avuto le mani bloccate, ma gli adulti hanno fatto in modo che potessero liberarsi facilmente evitando di stringerle troppo. Gli altri bambini, dietro, erano in preda al panico, piangevano: solo uno, Rami, “il piu’ coraggioso, il nostro eroe” e’ stato cosi’ freddo da nascondere il telefono e chiamare i carabinieri, dialogando con la centrale operativa di Lodi: “Ci sta portando via con un bus, ci vuole uccidere”.

Poi anche Rami ha dovuto consegnarglielo “per paura che succedesse qualcosa di brutto”. In effetti poco prima Sy aveva detto ai passeggeri: “Andiamo a Linate, da qui non esce vivo nessuno”, con in mano un coltello e forse una pistola. E proprio all’aeroporto milanese era diretto, forse per prendere un aereo per il suo Paese di origine, stando a quanto riferito dal pm Nobili. Intanto la macchina dei carabinieri di Milano, coordinati con quelli di Lodi e Crema, era partita: un posto di sbarramento lo ha bloccato all’altezza di Pantigliate. Ma anche di fronte al blocco Sy e’ andato avanti: ha zigzagato nel traffico e speronato due gazzelle trascinandone per 80 metri.

Dopo un inseguimento, quando era gia’ nel comune di San Donato, a ridosso di un new jersey e’ stato arrestato. Portato in ospedale al San Paolo per ustioni lievi, poi e’ stato ascoltato in procura tra le 17 e le 19. Ma ha minimizzato il gesto: il pm Nobili ha riferito che “era convinto che non si sarebbe fatto male nessuno, anche senza l’intervento dei carabinieri”. Il suo era “un gesto eclatante, voleva che tutto il mondo sapesse”. Ma non era in preda alla follia: “Era freddo e convinto” riferisce il maresciallo di Paullo, Roberto Manucci, quello che lo ha materialmente bloccato e gli ha fatto una domanda semplice: “Perche’?”. Proprio al coraggio dei 6 militari che sono arrivati per primi “dobbiamo il fatto che insegnanti, bambini ed altri passeggeri che erano per strada sono vivi” ha ricordato il procuratore capo di Milano, Greco. “Abbiamo evitato una possibile strage” le stesse parole espresse dal comandante provinciale dei carabinieri di Milano, Luca De Marchis e dal pm Nobili: “Se ne sarebbe parlato per 10 anni”.

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