Venezuela al voto tra sangue e proteste. L’Assemblea costituente voluta da Maduro

Venezuela al voto tra sangue e proteste. L’Assemblea costituente voluta da Maduro
30 luglio 2017

Oggi i venezuelani si recheranno alle urne per eleggere i membri della nuova Assemblea Costituente voluta dal presidente Nicolas Maduro e bollata dall’opposizione come un “colpo di Stato”. Maduro, ha vietato qualsiasi tipo di manifestazione. Divieto che, però, l’opposizione ha già sfidato con una protesta nazionale mentre continuano le violenze tra manifestanti e forze dell’ordine e i morti sono arrivati a quota 113 da aprile. “Facciamo appello al popolo del Venezuela a prepararsi a intense giornate di manifestazioni in strada per fare in modo che tutto il Paese mostri al mondo che la Costituente non ha alcuna legittimità”, aveva dichiarato venerdì scorso il vicepresidente del Parlamento, rappresentante dell’opposizione, Freddy Guevara. Ieri il ministro dell’Interno Nestor Reverol ha annunciato che quanti parteciperanno a raduni, manifestazioni, marce o eventi simili che “potrebbero disturbare o riguardare” il voto rischieranno pene tra i cinque e 10 anni di carcere. Intanto rispetto a una “situazione politica e di sicurezza impevedibile” gli Stati Uniti hanno ordinato ai familiari dei diplomatici Usa che si trovano in Venezuela di lasciare il Paese e ha autorizzato “le partenze volontarie degli impiegati governativi” che lavorano all’ambasciata americana a Caracas. Washington si è schierata, dopo una lunga attesa, a favore dell’opposizione e il presidente Donald Trump ha definito il suo omologo venezuelano un “dittatore”.

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Air France, intanto, ha annunciato la sospensione dei voli per il Venezuela da oggi 30 luglio al 1 agosto, in occasione del voto in programma per l’Assemblea costituente. La base legale per la convocazione dell’Assemblea Costituente è l’articolo 347 della Costituzione del 1999 (approvata sotto il governo del suo predecessore, Hugo Chavez), che stabilisce che “il popolo venezuelano è il custode del potere costituente originale” e può nell’esercizio di tale potere convocare un’assemblea “con l’obbiettivo di trasformare lo Stato, creare un nuovo ordinamento giuridico e redarre una nuova Costituzione”. L’articolo successivo dà al Presidente la potestà per procedere alla convocazione delle elezioni, sottolineando come il Capo dello Stato non potrà opporre alcuna obiezione al testo redatto dall’Assemblea. L’opposizione ribatte che in base all’articolo 347 Maduro non ha alcun potere unilaterale di convocare un’elezione priva del sostegno popolare. Per quel che riguarda le candidature, esistono alcuni vincoli come lo svolgimento di alcuni incarichi pubblici: per questo Maduro ha destituito alcuni Ministri e giudici perché possano presentarsi e una volta eletti partecipare ai lavori della Costituente.

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Questa sarà formata da 545 membri, di cui 364 eletti per territorio e 173 per ambito sociale, ovvero: 5 imprenditori, 8 contadini e pescatori, 5 disabili, 24 studenti, 79 operai, 24 rappresentanti dei Consigli comunali e altri organismi locali e 28 pensionati; inoltre vi saranno otto rappresentanti delle comunità indigene. Va notato che le elezioni saranno baste sulla circoscrizione municipale, con un rappresentante per ciascun comune: vale a dire che un municipio di mille abitanti avrà lo stesso peso di una città, a danno dei grandi centri urbani (dove maggiore è l’appoggio di cui gode l’opposizione). Non è invece affatto chiaro quale sarà l’effettiva base elettorale: il governo ha parlato di voto “diretto e segreto”, ma senza precisare che si tratti di un voto “universale”: secondo fonti della Commissione elettorale tuttvaia gli aventi diritto al voto saranno almeno 19 milioni, ovvero un dato equivalente alle ultime politiche del 2015. Inoltre, non è ancora stato stabilito se la Carta Fondamentale sarà sottoposta a un referendum. Dal punto di vista dell’opposizione il fatto grave è che l’interom processo costituzionale viene sottratto al controllo del Parlamento – l’unica istituzione controllata dagli oppositori, sebbene di fatto inabilitata dalla Corte Suprema – e soprattutto non è chiaro quale ruolo la nuova Carta riserverebbe al Parlamento stesso, che rischia di vedersi svuotato di ogni potere a beneficio di altri organismi assembleari locali.

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