Chi è Virginia Raggi, prima donna sindaco della Capitale

Chi è Virginia Raggi, prima donna sindaco della Capitale
20 giugno 2016

“Potrei essere la prima sindaco di Roma donna, è una cosa straordinaria”. E’ questo misto tra stupore e consapevolezza che ha portato Virginia Raggi, 37 anni, romana, affacciatasi alla politica da poco più di tre anni con il Movimento Cinque Stelle, a uscire vincente dal confronto con il navigato vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, lanciato dal Pd nella corsa al Campidoglio. La prima esperienza la fa proprio nei nascenti Meet up di Beppe Grillo nel 2011, dopo un breve passaggio nei comitati di quartiere, come ha raccontato lei stessa. Si affaccia alla politica per risolvere qualcuno di quei problemi che, nei mesi di maternità del suo unico figlio che le concedono una pausa dalla routine di avvocato del foro di Roma, si rende conto che attanagliano Roma.

Di lì la prima vittoria da consigliere comunale del M5S nel 2013 con 1.525 preferenze. “Assenteista”, la accusano i suoi ex colleghi di opposte fazioni. “I miei avversari sono ossessionati da me – si difende Raggi chiudendo la campagna elettorale a Ostia – . Mi criticano per tutto, persino per le mie orecchie, invece di parlare di Roma”. Dai banchi dell’aula Giulio Cesare interviene soprattutto sui temi ambientali, ma molti degli interventi del fedelissimo compagno di banchi Daniele Frongia si sussurra li scriva lei. Si dice anche che l’allora sindaco Ignazio Marino l’avrebbe voluta in Giunta, ma un intervento da Milano glielo abbia impedito. Precisa, meticolosa: i suoi interventi in aula con voce sottile e ficcante diventano una costante nei mesi di Mafia Capitale e quando Marino cade sgambettato dal suo partito lei è tra gli esponenti del Movimento più popolari della capitale. Alle Comunarie del M5S supera l’ex candidato sindaco Marcello Di Vito per 1.764 voti contro 1.347, il 45,5% dei partecipanti alla consultazione.

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Da quando comincia la sua corsa verso il Campidoglio inciampa in diversi problemi di comunicazione: l’omissione dal curriculum del praticantato presso un socio dello Studio Previti, la consulenza per una società vicina all’ex discusso Ad di Ama Panzironi, il Codice etico sottoscritto con la Casaleggio Associati che la impegna a seguire la linea di partito o a pagare un’onerosa penale in caso contrario; la fiera opposizione alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024, bollata come “non necessaria”; da ultimo le altre consulenze per la Asl di Civitavecchia, effettuate quando era già consigliera comunale. “Mi accusano di aver lavorato, loro che hanno campato solo di politica”, contrattacca. “L’ultimo schizzo di fango”, lo chiama Raggi che punta, però, dritta verso l’attuazione di un programma molto impegnativo: dalla chiusura del ciclo dei rifiuti di Roma, al risanamento di Ama e Atac; dalla “revisione” dell’assetto di tutte le partecipate compresa Acea all’acqua pubblica, dal risanamento del bilancio della Capitale al taglio degli sprechi e al risanamento del debito storico.

Sfottuta per la proposta della funivia Casalotti-Boccea, in realtà ha raccolto la proposta da un comitato di quartiere ad alto tasso Pd, come dalle aree della sinistra “di movimento” prende l’idea dei centri di lavaggio dei pannolini ecologici per i bimbi, e delle unità di aggiustaggio e rivendita degli oggetti gettati ma in buono stato, da affiancare alle tradizionali isole ecologiche. Della sua squadra ha annunciato quattro nomi, almeno due dei quali suonati come uno schiaffone alla sinistra cittadina: all’Urbanistica ha indicato il padre della guerra ai palazzinari e al consumo di suolo Paolo Berdini, alla cultura il creativo ex pupillo di Veltroni Luca Bergamo, inventore dei festival di Fotografia e Letteratura di Roma e produttore, tra l’altro, in associazione con Quincy Jones, dell’immenso concerto per la pace “We are the future” che nel 2004 ha riempito il circo Massimo con oltre 700.000 spettatori. Con loro un’attuale consulente di Ama ed esperta di gestione dei rifiuti urbani, Paola Muraro, e l’ex rugbista e star tv Andrea Lo Cicero. Un mix di indiscusse competenze e una spolverata pop, nella ormai consolidata ricetta dell’amministrazione a 5 stelle che punta a Roma come un laboratorio per il grande salto verso Palazzo Chigi.

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