Von der Leyen, Green Deal è il nostro uomo sulla Luna. Ma occorrono 260 miliardi di euro per realizzare il piano

Von der Leyen, Green Deal è il nostro uomo sulla Luna. Ma occorrono 260 miliardi di euro per realizzare il piano
Ursula von der Leyen
11 dicembre 2019

Il Green Deal e’ per l’Europa “il momento ‘uomo sulla Luna’”. Ne è convinta la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, annunciando il primo atto formale del collegio dei commissari. “Il nostro obiettivo e’ riconciliare l’economia con il nostro pianeta”, e quindi “tagliare emissioni ma creare occupazione e rafforzare l’innovazione”, ha detto parlando della “nuova strategia di crescita Ue che da piu’ di quello che toglie” e che vuole rendere l’Ue “capofila” nell’economia pulita.

Tuttavia, la stessa Commissione Europea è consapevole che per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo occorreranno “investimenti significativi”, se si considera che si stima che per raggiungere “gli attuali obiettivi per il 2030 occorrano 260 mld di euro l’anno di investimenti addizionali, pari a circa l’1,5% del Pil del 2018”. Lo comunica la Commissione Europea. Per realizzare questi investimenti “occorrerà la mobilitazione del settore pubblico e di quello privato”. All’inizio del 2020 la Commissione presenterà un piano per gli investimenti sostenibili in Europa, per far fronte al fabbisogno di investimenti. “Almeno il 25%” del bilancio a lungo termine dell’Ue, l’Mff, “dovrebbe essere dedicato all’azione per il clima” e la Bei, la Banca Europea per gli Investimenti, fornirà ulteriore sostegno. Nel 2020 verrà presentata anche una strategia per gli investimenti verdi, per favorire gli investimenti privati. Visto che gli obiettivi al 2030 (attualmente fissati a -40% di emissioni di gas serra nel 2030 rispetto al 1990) verranno resi ancora più ambiziosi (verranno portati al 50-55%, sempre nel 2030 rispetto al 1990), è probabile che i 260 mld annui riportati nel comunicato siano la soglia minima degli investimenti che si stimano essere necessari, ma questo la Commissione non lo dice.

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COSA E’ IL GREEN DEAL

La strategia per il Green Deal varata oggi dalla Commissione europea è innanzitutto una promessa: l’impegno del nuovo Esecutivo Ue di fare tutto quello che sarà necessario per rispettare l’Accordo Onu di Parigi sul clima, e per “decarbonizzare” l’economia europea, con l’obiettivo di arrivare alla “neutralità climatica” nel 2050: una situazione, cioè, in cui le emissioni climalteranti saranno state ridotte a un livello così basso da poter essere compensate, e neutralizzate, dai “pozzi di assorbimento” naturali di CO2, le foreste e gli oceani. A questo scopo, la Commissione prevede fin da ora di riadattare l’obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030, che per ora è previsto al 40% (rispetto ai livelli del 1990), portandolo almeno al 50% e possibilmente al 55%. Il Green Deal europeo elenca e spiega le iniziative che la Commissione presenterà progressivamente nei prossimi anni. il piano prevede, in particolare, che entro marzo la Commissione presenti una “legge europea sul Clima” che formalizzi l’obiettivo del 2050, nell’estate del 2020 un piano complessivo per l’adeguamento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030, e nel giugno 2021 tutte le proposte legislative di revisione degli obiettivi nei diversi settori riguardanti il clima (riforma della “Borsa delle emissioni” Ets, target nazionali di riduzione delle emissioni, aumento dell’efficienza energetica, aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni da automobili e furgoni).

Entro giugno 2021 verrà presentata anche una proposta di revisione della tassazione sull’energia, e nello stesso anno la proposta per la “carbon tax” alle frontiere, che ora si chiamerà “meccanismo di aggiustamento alle frontiere”: in pratica, una sorta di “dazi climatici” di compensazione contro il cosiddetto “carbon leakage”, che si applicheranno a una serie selezionata di prodotti importati nell’Ue, in provenienza da paesi che non applicano norme rigorose contro il cambiamento climatico equivalenti a quelle europee. Per entrambe queste iniziative, il capofila sarà il commissario italiano agli Affari economici, Paolo Gentiloni. Il Green Deal europeo, tuttavia, “è molto più di un’azione per il clima”, come ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, presentando il piano davanti alla plenaria dell’Europarlamento questo pomeriggio a Bruxelles. Per due ragioni: la prima ragione è che non si tratta solo di clima, ma di un più generale piano per l’ambiente, che riguarda anche la tutela e il ripristino della biodiversità, l’estensione delle foreste, un’agricoltura più verde e con meno uso di pesticidi e fertilizzanti e cibo di qualità, lo sviluppo delle “città verdi”, la riduzione dei rifiuti e dell’inquinamento industriale. La seconda ragione è che il Green Deal è anche, e soprattutto, una strategia di rilancio economico, basata su un grande progetto mobilizzatore di investimenti, innovazione e trasformazione.

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Un progetto che punta a un cambiamento sistemico dell’intera economia,a partire dalla la transizione energetica verde e l’elettrificazione dei trasporti, e che comprende anche la generalizzazione della nuova “economia circolare”, che mira a ridurre drasticamente i rifiuti e a riciclare questi tutti i materiali usati nella produzione industriale. “E’ la nostra nuova strategia di crescita” ha affermato von der Leyen, aggiungendo che si tradurrà creazione di lavoro e in uno stimolo all’innovazione, e sottolineando che “il vecchio modello di crescita, basato sui combustibili fossili e sull’inquinamento, è sorpassato e non è più in sintonia con il nostro pianeta”. A parte i possibili, e previsti, problemi che la realizzazione concreta di tutte queste promesse e questi impegni potrà trovare da parte delle forze del centro destra nel Parlamento europeo, e da parte dei diversi settori e gruppi di interesse economici e industriali che cercheranno in tutti i modi di ridurre le ambizioni del Green Deal europeo, von der Leyen e la sua Commissione sanno, fin da ora, di avere un problema non da poco da risolvere: dove trovare i soldi necessari.

Uno degli elementi più essenziali del Green Deal è il “Just Transition Fund”, ovvero il fondo previsto dal Meccanismo per la Giusta Transizione, che dovrà sostenere a livello finanziario e normativo la transizione energetica e la riconversione produttiva e sociale nelle economie più dipendenti dall'”economia fossile”, e in particolare dal carbone, come la Polonia e la Repubblica Ceca.  I finanziamenti da mobilitare previsti per questo fondo ammonterebbero a 100 miliardi di euro, secondo la Commissione; ma in realtà si tratterà in gran parte di fondi, pubblici o privati, investiti in base alle garanzie e all'”effetto leva” di un nucleo ben più ridotto (poco più di una trentina di miliardi di euro) di “soldi veri”, che verranno dal bilancio pluriennale dell’Ue. Ma sul nuovo quadro di bilancio comunitario 2021-2027 (Mff) è ancora in corso un negoziato difficilissimo fra gli Stati membri, con un gioco al ribasso sui contributi nazionali da conferirgli. E non è affatto detto che il negoziato finisca con un risultato coerente con l’emergenza climatica e ambientale, e all’altezza delle ambizioni del “Green Deal” europeo.

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