Papa chiede atto clemenza per detenuti in tutto mondo: c’e’ poca fiducia nella riabilitazione

Papa chiede atto clemenza per detenuti in tutto mondo: c’e’ poca fiducia nella riabilitazione
7 novembre 2016

“Il Giubileo, per sua stessa natura, porta con se’ l’annuncio della liberazione. Non dipende da me poterla concedere”. Papa Francesco e’ tornato con queste parole sul tema dell’amnistia da lui richiesta un anno fa ai governi e parlamenti di tutti i paesi del mondo nella lettera sulle modalita’ per la celebrazione dell’Anno Santo Straordinario. “Suscitare in ognuno di voi il desiderio della vera liberta’ e’ un compito – ha spiegato – a cui la Chiesa non puo’ rinunciare”. Dunque, altro appello del Papa per l’amnistia. “Vorrei rivolgere un appello in favore del miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri in tutto il mondo – ha detto – affinché sia rispettata pienamente la dignità umana dei detenuti. Inoltre, desidero ribadire l`importanza di riflettere sulla necessità di una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società. In modo speciale, sottopongo alla considerazione delle competenti Autorità civili di ogni paese la possibilità di compiere, in questo Anno Santo della Misericordia, un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento”. In piazza San Pietro sono presenti anche i partecipanti ad una marcia per l’amnistia organizzata dai radicali e intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco.

Quando si parla di giustizia e prevenzione dei crimini “non si pensa alla possibilita’ di cambiare vita, c’e’ poca fiducia nella riabilitazione”. Papa Francesco ha dovuto constatarlo in questo Giubileo della Misericordia, aperto con la richiesta dell’amnistia e che si conclude senza che sia stata concessa. “A volte – ha spiegato ai 1000 detenuti che hanno partecipato in San Pietro alla messa per il Giubileo delle carceri – una certa ipocrisia spinge a vedere in voi solo delle persone che hanno sbagliato, per le quali l’unica via e’ quella del carcere”. Secondo Francesco, “in questo modo si dimentica che tutti siamo peccatori e, spesso, siamo anche prigionieri senza rendercene conto”. “Quando si rimane chiusi nei propri pregiudizi, o si e’ schiavi degli idoli di un falso benessere, quando ci si muove dentro schemi ideologici o si assolutizzano leggi di mercato che schiacciano le persone, in realta’ – ha osservato il Pontefice – non si fa altro che stare tra le strette pareti della cella dell’individualismo e dell’autosufficienza, privati della verita’ che genera la liberta’”.

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Secondo Francesco, “puntare il dito contro qualcuno che ha sbagliato non puo’ diventare un alibi per nascondere le proprie contraddizioni. Nessuno davanti a Dio puo’ considerarsi giusto ma nessuno puo’ vivere senza la ceretezza di trovare un perdono”. “Oggi – ha continuato – celebriamo il Giubileo della Misericordia per voi e con voi, fratelli e sorelle carcerati”. “E’ con questa espressione dell’amore di Dio, la misericordia, che sentiamo il bisogno di confrontarci”, ha spiegato Francesco. Ed anche se “il mancato rispetto della legge ha meritato la condanna; e la privazione della liberta’ e’ la forma piu’ pesante della pena che si sconta, perche’ tocca la persona nel suo nucleo piu’ intimo” nell’ottica del Vangelo, ha spiegato, “la speranza non puo’ venire meno. Una cosa, infatti, e’ cio’ che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, e’ il ‘respiro’ della speranza, che non puo’ essere soffocato da niente e da nessuno. Il nostro cuore sempre spera il bene; ne siamo debitori alla misericordia con la quale Dio ci viene incontro senza mai abbandonarci”.

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