250€, nuova spesa per i correntisti italiani | L’estate inizia nel peggiore dei modi: soldi prelevati direttamente dal conto

Conto corrente - (pexels) - IlFogliettone.it
Conservare i soldi in banca può esporti a controlli e multe salatissime, un rischio concreto per i contribuenti italiani.
I soggetti fiscalmente residenti in Italia, comprese persone fisiche, enti non commerciali e società semplici, sono obbligati a rispettare le regole di monitoraggio fiscale previste dalla normativa italiana. In particolare, devono dichiarare tutte le attività finanziarie attraverso la compilazione del quadro RW nella dichiarazione dei redditi.
Questo adempimento è fondamentale per consentire il corretto controllo da parte dell’amministrazione finanziaria e per evitare l’applicazione di sanzioni amministrative. L’omessa o incompleta dichiarazione del conto estero può comportare sanzioni significative. Le sanzioni amministrative tributarie possono variare in funzione della gravità dell’infrazione e dell’eventuale presenza di dolo o colpa grave.
In molti casi, la sanzione può superare anche il valore stesso del conto, soprattutto se l’omissione è reiterata o se viene accertata l’intenzione del contribuente di occultare le somme al Fisco. In aggiunta, l’omessa dichiarazione potrebbe comportare anche l’apertura di procedimenti penali in caso di evasione fiscale di rilevante entità.
Nel contesto della fiscalità internazionale, detenere un conto estero senza dichiararlo al Fisco italiano può rappresentare un rischio rilevante per i contribuenti. Con l’evoluzione delle normative e l’incremento della cooperazione tra Stati, l’anonimato finanziario oltreconfine è oggi sempre meno garantito.
Quando scatta l’obbligo di dichiarazione del conto estero
L’Agenzia delle Entrate, grazie all’accesso a numerose banche dati internazionali, ha potenziato notevolmente la propria capacità di intercettare le attività finanziarie detenute all’estero dai residenti italiani. Esiste l’obbligo di dichiarare se si possiede un conto estero. Se il valore massimo giornaliero del conto, anche raggiunto solo per un giorno durante l’anno, supera i 15.000 euro, scatta l’obbligo di dichiarazione ai fini del monitoraggio fiscale.
In alternativa, se la giacenza media annuale del conto supera i 5.000 euro, anche in assenza del superamento della soglia giornaliera, il conto deve essere indicato nel quadro RW esclusivamente ai fini dell’applicazione dell’IVAFE, ovvero l’imposta patrimoniale sulle attività finanziarie estere. Negli ultimi anni si è assistito a un consolidamento del sistema di scambio automatico di informazioni tra Paesi. Strumenti come il Common Reporting Standard (CRS), adottato a livello europeo e internazionale, e il FACTA, accordo di matrice statunitense, hanno notevolmente ridotto gli spazi di manovra per chi intende occultare patrimoni oltreconfine.
Lo scambio internazionale di informazioni finanziarie
Le banche estere sono tenute a trasmettere alle autorità fiscali locali informazioni sui conti detenuti da soggetti italiani, che poi vengono condivise con l’Agenzia delle Entrate. Non è sufficiente evitare la dichiarazione intestando il conto a un altro soggetto. Anche il contribuente che, pur non essendo formalmente intestatario del conto, ne ha la disponibilità o ne è il beneficiario effettivo, è obbligato a dichiararlo. Questo vale anche nel caso in cui il conto sia intestato a un trust, una fondazione o un’entità fittizia: se il residente italiano può disporre delle somme, è tenuto alla compilazione del quadro RW.
L’Agenzia delle Entrate può accedere a una vasta rete di dati, integrando le informazioni ottenute attraverso lo scambio internazionale con altri elementi raccolti a livello nazionale. I controlli possono essere incrociati con le dichiarazioni dei redditi e con i movimenti bancari. Quando emerge una discrepanza o una mancata dichiarazione, può scattare un accertamento che, oltre alle sanzioni, potrebbe comportare la rettifica dell’intera posizione fiscale del contribuente. Un conto estero non dichiarato costa una multa da 250€.