Azzolina si sveglia: “La Dad non funziona più”. La rabbia dei presidi

Azzolina si sveglia: “La Dad non funziona più”. La rabbia dei presidi
Lucia Azzolina
11 gennaio 2021

In attesa di un nuovo Dpcm in vigore dal 16 gennaio, in cui si valuteranno nuove restrizioni contro il coronavirus, come ha anticipato il ministro della Salute Roberto Speranza, uno dei nodi principali resta la scuola. Superiori riaperte oggi solo in Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta, quando sarebbero dovute riaprire al 50% in tutte le Regioni, in Trentino-Alto Adige sono ripartite già il 7 gennaio. Parte la mobilitazione contro la didattica a distanza di studenti e genitori che andrà avanti tutta la settimana in diverse città per chiedere una vera ripartenza delle lezioni in presenza. Manifestazioni, assemblee all’aperto, sciopero della DAD.

La stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ha ribadito che le scuole sono pronte per ripartire, ma sono le Regioni che hanno la possibilità di riaprirle o meno. “Chiedo a tutti di trattare la scuola non in maniera diversa rispetto a come si trattano le attività produttive. Si fa l’errore di pensare che la scuola non produca incassi, ma i costi sono lo stesso altissimi e il messaggio deturpante per cui nelle regioni gialle oggi è tutto aperto tranne le scuole lascia profonde cicatrici nel mondo della scuola”. La Dad, ha insistito, “può funzionare per qualche settimana e oggi è evidente che non può più funzionare, i ragazzi sono arrabbiati, stanno vivendo un black-out della socialità”. Dal canto suo il governo, attraverso il ministro Speranza, fa sapere che sulle superiori si sta cercando una soluzione. “Siamo alla ricerca di un equilibrio: non c’è formula magica o modello perfetto” ha detto.

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Intanto, c’è il rischio che tra un rinvio e l’altro le scuole superiori non riaprano quest’anno scolastico “non voglio neanche prenderlo in considerazione: c’è una carenza di coordinamento tra governo centrale e Regioni. Chiediamo che la politica dia seguito alle parole che abbiamo sentito tante volte e che dicono che la scuola è al centro del nostro interesse e dell’azione collettiva: ora serve passare dalle parole ai fatti”. A dirlo all’agenzia Askanews è il presidente dell’Associazione nazionale presidi (ANP) Antonello Giannelli, nel giorno dell’ennesimo rinvio della riapertura degli istituti in quasi tutta Italia.

Per Giannelli “si deve fare di tutto per mettere in sicurezza soprattutto i trasporti, che si sono dimostrati essere l’anello debole della catena. È essenziale poi che si provveda a fornire le scuole di un servizio di screening continuo con i tamponi rapidi: finchè il virus continuerà a circolare è necessario che tutta la popolazione scolastica riceva un monitoraggio costante delle sue condizioni di salute. La sicurezza deve essere al primo posto. L’Iss ha attestato che le scuole sono ambienti sicuri: adesso dobbiamo mettere in sicurezza tutto quello che c’è attorno alla scuola”.

Ma a non convincere è anche la possibilità – che sarebbe dovuta scattare oggi – di una didattica in presenza al 50%: “L’abbiamo criticata anche in passato. Per fare in modo che metà classe sia in aula e metà sia a casa, serve una potenza di trasmissione e un’ampiezza di banda che quasi nessuna scuola ha. Noi sconsigliamo questo sistema e riteniamo che si debba tenere alternativamente un’intera classe a scuola e un’intera classe a casa, ma non in tutte le situazioni gli enti locali sono riusciti a fornire quegli ambienti abbastanza ampi che servivano”. Per questo per il presidente ANP “è necessario fare un’operazione integrata e sinergica tra autorità centrale, autorità regionali e periferiche: ambienti e aule devono essere forniti dagli enti locali, province o città metropolitane e Comuni”.

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“Spero che il rischio di non riaprire prima della fine dell’anno – ribadisce – non ci sia: voglio essere fiducioso e auspico che tutti coloro che lavorano per questo collaborino al massimo. Questi sono problemi di tipo integrato. Non è possibile risolverli restando solo nell’ambito del settore scolastico. Serve un’integrazione, una collaborazione con il sistema dei trasporti e quello sanitario. I presidi hanno lavorato tantissimo per le scuole e continuano a farlo proprio per garantire agli studenti quelle condizioni di sicurezza che finora come attestato dall’Iss effettivamente ci sono state. Chiedo che non venga vanificato il loro enorme sforzo e che si possa tornare il prima possibile ad una didattica in presenza”, conclude Giannelli a Askanews.

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