di Sarina Biraghi*
Il Festival dei record è finito. A Sanremo hanno vinto gli Stadio e ha vinto la famiglia, malgrado il tormentone “arcobaleno”. E sì, perché alla fine, malgrado il romanticismo e la nostalgia del duo Caccamo-Iurato e della finta ingenua Michielin, hanno trionfato i “vecchi” della canzone, gli Stadio artisticamente grandi da decenni eppure emozionati come ragazzini su quel palco capace di annientare presentatori, valletti e comici… Ha vinto «Un giorno mi dirai» il dialogo struggente, che arriva dall’anima, tra un padre e la figlia adolescente. Un dialogo che arriva a tutti noi grazie alla poesia che riesce a metterci un grande Gaetano Curreri. Inutile negarlo, quelle parole d’amore sono il riconoscimento di un valore come la famiglia che è alla base della nostra vita ma che va oltre il nostro egoismo per essere veramente la base della nostra felicità. Ha vinto la famiglia e hanno vinto gli Stadio che non hanno avuto bisogno di mettersi nastrini arcobaleno né sul microfono né alla caviglia né al polso come hanno fatto tutti gli altri. Del resto non serve prestarsi ad un gesto così demagogico per dire che si vogliono le unioni civili. Chi non vuole le unioni civili? Nessuno è contro il riconoscimento dei diritti civili di coppie omosessuali (anche se tante, da decine e decine di anni vivono civilmente e nessuno calpesta i loro diritti), ma in tanti sono convinti che le unioni civili non sono equiparabili al matrimonio tradizionale e mai potranno eeserlo. Allo stesso modo si può non essere d’accordo alla stepchild adoption e alle possibili conseguenze come l’utero in affitto… Che colore dovrebbero mettersi al polso, dunque, quelli che vogliono la famiglia normale o costituzionale? Tutti speravano nello “spottone” pro Cirinnà di Elton John o Nicole Kidman che invece hanno fatto la loro comparsata senza inoltrarsi in discorsi politici… Ecco, il Festival di Sanremo, con tutti i suoi record, doveva essere il festival della canzone italiana dei giovani e dei diversamente giovani… senza arcobaleno a sottolineare una diversità. L’esatto contrario dello spirito di chi vuole diritti civili per tutti. *Condirettore de Il Tempo
