Agrigento, intimidazione sindaco anti-abisivi: arrestati presunti colpevoli. Il primo cittadino: “Abbandonato dallo Stato”

Agrigento, intimidazione sindaco anti-abisivi: arrestati presunti colpevoli. Il primo cittadino: “Abbandonato dallo Stato”
14 ottobre 2016

I carabinieri hanno arrestato a Licata, in provincia di Agrigento, Marco Angelo Sortino, 32 anni, e Calogero, Strincone, 30 anni. Per gli investigatori sono loro gli autori dell’incendio appiccato lo scorso maggio nell’abitazione di campagna di Rosario Cambiano, padre di Angelo (foto), il sindaco anti-abusivi di Licata, che ieri ha annunciato di volersi dimettere, sentendosi “abbandonato dallo Stato”.  “Se non avrò riscontri della presenza dello Stato entro 48 ore – ha detto – lunedì a mezzogiorno, durante una conferenza stampa già convocata, mi dimetterò”. Intanto arriva l’appello del governatore della Sicilia:  “Chiedo al sindaco di Licata, formalmente, di rinunciare alle dimissioni. Non può essere attribuita al nuovo sindaco, infatti, la responsabilità di una gestione assurda del territorio che ha portato alla realizzazione di immobili in zone demaniali, in aree dove non si può intervenire con alcuna sanatoria”. Tornando alla cronaca, il provvedimento per i due arresti, è stato emesso dal gip di Agrigento, Alessandra Vella, su richiesta dei sostituti procuratori, Simona Faga e Alessandra Russo.

Entrambi sono stati posti ai domiciliari. Ad accorgersi del rogo, che aveva parzialmente distrutto la villetta in località Stretto, era stato proprio il padre del sindaco. Quando lo scorso 9 maggio si era recato nell’abitazione aveva trovato la porta socchiusa e con segni di effrazione. Una finestra laterale, invece, era completamente annerita. I rilievi tecnici e fotografici, immediatamente disposti dalla Procura, hanno consentito di accertare che le fiamme, di origine dolosa, erano state appiccate il giorno precedente, l’8 maggio. In particolare, all’interno della abitazione si potevano riscontrare, spiegano gli investigatori, “più punti di innesco”. Sul tavolo in legno posto al centro del vano c’erano uno straccio con acceleranti tipo diavolina, mentre in altri punti sono stati trovati cumuli di carta per terra. “In prossimità del tavolo, un cilindro di cartone con all’interno degli stracci e con acceleranti tipo diavolina accendi-fuoco parzialmente combusto” dicono ancora gli inquirenti. Le immagini del sistema di videosorveglianza installato nell’abitazione, che hanno ripreso il raid, hanno permesso di scoprire che gli autori del reato erano due e avevano agito intorno alle 21 con il volto coperto dai cappucci delle felpe indossate. Le indagini si sono da subito indirizzate verso un atto intimidatorio. Da tempo, infatti, il sindaco Cambiano era oggetto di minacce e pressioni da parte dei proprietari delle case abusive in corso di abbattimento, che pretendevano lo stop alle demolizioni, avviate dal comune nell’aprile scorso, dopo un protocollo d’intessa con la Procura, per tutti quegli immobili per i quali c’era una sentenza di condanna passata in giudicato. Demolizioni che nel corso dei mesi sono state accompagnate da proteste più o meno eclatanti come l’occupazione della sala consiliare oppure le minacce al sindaco e le aggressioni alla polizia giudiziaria. Le indagini proseguono per accertare “eventuali altre corresponsabilità”.

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