Ankara avanza nel Rojava, oltre 130 mila gli sfollati fuggiti dalle loro case. Famiglie dell’Isis in fuga dalla Siria

Ankara avanza nel Rojava, oltre 130 mila gli sfollati fuggiti dalle loro case. Famiglie dell’Isis in fuga dalla Siria
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan
13 ottobre 2019

Sono gia’ 130 mila gli sfollati fuggiti dalle loro case dall’inizio delle operazioni militari della Turchia nella Rojava, l’amministrazione curda nel nord-est della Siria, ma potrebbero diventare 400 mila. L’allarme arriva dall’Onu, al quinto giorno dell’offensiva militare di Ankara. Intanto le operazioni sul terreno proseguono. Dopo aver conquistato la strategica citta’ di Ras Al-Ayn ieri, l’artiglieria turca ha spianato la strada ai miliziani dell’Els (l’Esercito libero siriano), che ora combattono alle porte di Tel Abyad, un altro dei centri dell’area interessata dall’intervento e uno degli obiettivi di Ankara in questi primi giorni dell’offensiva. Secondo l’ultimo comunicato del ministero della difesa, esercito turco ed Els al momento controllano 22 centri abitati, 17 dei quali in prossimita’ di Tel Abyad e cinque nella provincia di Ras Ayn.

Ed e’ proprio da Tel Abyad che potrebbero arrivare gli sviluppi piu’ importanti della giornata. Intanto, alla vigilia della riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue che domani affrontera’ la crisi, si concretizza uno dei timori dell’Occidente: i curdi hanno fatto sapere che decine di familiari di terroristi dell’Isis, confinate nei campi del nord est della Siria, sono fuggiti: “Il brutale attacco dell’esercito turco in prossimita’ del campo di Ayn Isa ha permesso la fuga di alcune famiglie di jihadisti”. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con sede a Londra ma che si avvale di una serie di contatti sul terreno, parla circa 100 i familiari dei terroristi fuggiti (in totale nei campi del nord della Siria, sempre secondo l’ong, vivono 12 mila stranieri, di cui 8 mila donne e 4 mila minori), ma per i curdi sono quasi 800. L’offensiva turca nell’enclave autonoma curda e’ ricominciata di buon mattino con raid su Gire Spi e Serekaniye.

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Ma e’ anche in atto la controffensiva curda: secondo l’Osservatorio, le milizie curde Ypg hanno inflitto sconfitte all’Els, alleato della Turchia, nella zona di Ras al Ayn. Controffensiva ‘confermata’ indirettamente dal ministero della Difesa di Ankara, che attraverso un comunicato ha reso noto che l’esercito turco ha il controllo di 14 villaggi e della cittadina di Suluk, conquistata stamane, mentre ieri sera risultava che Els fosse penetrata in altri 4 villaggi ( portando a 18 il totale), tutti nella zona di Ras Al Ayn. Ankara ha aggiunto che 480 miliziani curdi Ypg sono stati “neutralizzati”, il termine comunemente usato per i terroristi uccisi, feriti o arresisi, dall’inizio della operazione “Fonte di pace”.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, alcuni di loro sono stati accolti dai parenti in altre localita’, ma molti si sono rifugiati in scuole o rifugi collettivi in citta’ come Tal Amr, Hasakeh o Raqqa (la capitale ‘de facto’ dell’autoproclamato Stato Islamico fino al 2017). L’Onu aggiunge che nei prossimi giorni circa 400 mila persone nell’area potrebbero aver bisogno di assistenza e protezione. Le Nazioni Unite hanno anche avvertito che gli ospedali pubblici e privati di Ras al Ayn e Tel Abyad hanno chiuso i battenti venerdi’ e che oltre 400.000 persone hanno esaurito la fornitura di acqua nell’area di Hasakeh (tra questi, 82 mila residenti dei campi profughi di Al Hol e Areesha). Domani alla riunione del Cagre, a Lussemburgo, si attendono misure contro Ankara. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha chiesto con forza che l’Europa parli con una voce sola. E Francia, Germania, Olanda, Finlandia e Norvegia hanno gia’ sospeso le esportazioni di armi alla Turchia.

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