Antonio Albanese in tv con la serie “I Topi”, ironia sulla mafia

3 ottobre 2018

Un latitante siciliano che vive in una villetta-bunker in un imprecisato luogo del Nord Italia insieme alla sua famiglia, tra allarmi, cunicoli, tunnel e passaggi segreti per passare inosservato. È Sebastiano il nuovo personaggio in cui si è trasformato Antonio Albanese che ha scritto, diretto e interpretato la serie comedy “I topi”, sei episodi in onda su Rai3 in tre prime serate, il 6, il 13 e il 20 ottobre, con un’anteprima su RaiPlay dal 2 ottobre.

È la prima serie tv di Albanese che con ambientazioni surrealistiche e grottesche e la sua solita ironia, offre uno sguardo diverso sulla mafia. Ridicolizzando e allo stesso tempo condannando la vita sottoterra da “topi” del protagonista e della sua famiglia. “I topi vivono sotto terra, esistono, abbiamo inventato ben poco e la speranza è di seppellirli con una risata”. L’idea, ha raccontato, gli è venuta proprio guardando in tv il servizio su un uomo che usciva da un bunker dopo 8 mesi di latitanza. “Non so perché ma io ho cominciato a ridere vedendolo e ho detto è un deficiente…. È davvero un deficiente!”.

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Da quel momento ha iniziato a fantasticare e a documentarsi sugli stratagemmi dei boss latitanti per sfuggire alla polizia e ha costruito il suo Sebastiano. “È una persona profondamente ignorante, un maschilista”. “È stupido, questo mi sembrava interessante esaltarlo, maleducato, fa di tutto per non entrare in galera ma è in galera da anni”. Intorno al protagonista che, come Cetto La Qualunque e gli altri personaggi dell’universo di Albanese prendono spunto dalla realtà, ci sono la moglie Betta, Lorenza Indovina, i due figli, lo zio, Tony Sperandeo, la zia Clelia Piscitello e U Stuorto, Nicola Rignanese, amico e uomo di fiducia. Una umanità assurda e paradossale prigioniera di se stessa. Così ha rappresentato la realtà mafiosa. “È un’infezione come quella che portano in un modo o nell’altro i roditori”.

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