‘Apocalisse’ per fortino di Cosa nostra, 530 anni di carcere

‘Apocalisse’ per fortino di Cosa nostra, 530 anni di carcere
12 aprile 2018

Una vera e propria stangata quella inflitta oggi dalla prima sezione della Corte d’Appello di Palermo nel processo “Apocalisse”, nato da un’operazione eseguita nel 2014 nei confronti di circa 95 presunti appartenenti alle cosche di Resuttana, San Lorenzo, Acquasanta, Arenella, Partanna e Mondello, ricadenti tutte nel capoluogo siciliano. Sessantadue le condanne per complessivi 530 anni di carcere: 41 sono le pene ritoccate, 21 le conferme, 24 le assoluzioni. Il collegio presieduto da Gianfranco Garofalo, a latere Adriana Piras e Massimo Corleo ha in gran parte confermato la sentenza di primo grado, emessa dal gup Giuseppina Cipolla nel 2016, aggravando in alcuni casi le pene e accogliendo cosi’ il ricorso della Procura e dei sostituti procuratori generali Sergio Barbiera e Rita Fulantelli. Tra coloro che hanno avuto le pene piu’ alte i boss Girolamo Biondino, fratello di Salvatore, arrestato con Toto’ Riina il 15 gennaio del 1993: per lui 13 anni e 8 mesi, con una lieve riduzione rispetto ai 14 del primo grado. Vent’anni sono stati confermati invece a Gregorio Palazzotto, mentre il fratello Domenico si e’ visto ridurre la pena a 16 anni e 10 mesi.

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In accoglimento delle richieste dell’accusa sono state ridotte le pene ai collaboratori di giustizia Silvio Guerrera, che passa da 10 anni a 6 anni e mezzo, e Giovanni Vitale, detto il Panda che passa da 8 anni e 4 mesi a 4 anni e 10 mesi. Riconosciuta dai giudici la attenuante speciale per i collaboratori di giustizia, non data dal giudice di primo grado. Aumento in continuazione invece per Vito Galatolo, che nei 16 anni di condanna si vede comprendere altre sentenze per fatti analoghi. Due dei presunti mafiosi assolti in primo grado e condannati oggi in appello, nel processo Apocalisse, sono stati arrestati su ordine dei giudici di Palermo: si tratta di Erasmo Enea e di Tommaso Bartolomeo Genovese, che dovranno scontare 8 anni a testa. Ripristinata la custodia in carcere anche per Antonino Tarallo, che ha avuto 9 anni e 4 mesi: lui pero’ era gia’ detenuto per altro e l’ordinanza gli e’ stata notificata in carcere. Nel processo di appello c’e’ un solo nuovo assolto: e’ Santo Graziano, che davanti al Gup Giuseppina Cipolla, il 13 aprile di due anni fa, aveva avuto 8 anni e 8 mesi.

L’operazione era scattata il 23 giugno 2014

L’operazione era scattata il 23 giugno 2014. Cosa nostra si era riorganizzata a Palermo con la nascita di una nuova famiglia mafiosa, quella di Pallavicino-Zen, nel quadro di un generale riassetto di vertice dei mandamenti di San Lorenzo-Tommaso Natale e di Resuttana, le storiche centrali del potere dei boss. Era lo scenario emerso dall’indagine culminata con 95 arresti nell’operazione chiamata “Apocalisse” da carabinieri, polizia di Stato e Guardia di finanza che avevano sequestrato anche sei societa’ e due ditte individuali del valore di diversi milioni di euro. Figura chiave, quella di Girolamo Biondino, fratello dell’autista di Toto’ Riina, Salvatore. Scarcerato nello scorso aprile dopo aver scontato due anni, Girolamo Biondino aveva assunto il compito di riorganizzare il mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale alla cui guida si era insediato dopo l’arresto del boss Giulio Caporrimo.

Molto cauto, il nuovo capomafia evitava l’uso del telefono cellulare e limitava al massimo quello della sua abitazione per i contatti con gli affiliati. Per partecipare agli incontri aveva adottato un sistema particolare: senza alcun apparente preavviso, veniva prelevato, mai nello stesso luogo ed in genere mentre camminava a piedi per le vie del suo quartiere, da soggetti diversi. Nella sua opera di riorganizzazione, sostengono gli inquirenti, Biondino aveva dato impulso alla formazione della nuova cosca di Pallavicino-Zen, guidata dal boss Sandro Diele, e aveva nominato non solo i reggenti delle altre cosche che fanno parte del mandamento ma anche i responsabili di alcuni quartieri che hanno per la loro dimensione sono stati dotati di una specifica autonomia gestionale.

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L’indagine e’ stata condotta soprattutto con intercettazioni. Da queste e’ emerso che l’omicidio di Joe Petrosino, tenente della polizia di New York ucciso dalla mafia a Palermo il 12 marzo del 1909, oltre un secolo dopo resta un vanto per il pronipote del killer. L’uomo, Domenico Palazzotto, 29 anni, tra gli arrestati, conferma che a sparare fu il suo prozio, Paolo Palazzotto, all’epoca arrestato e processato ma assolto per insufficienza di prove. Il suo discendente asserisce che fu lui a sparare contro l’investigatore italoamericano in piazza Marina a Palermo e specifica che l’ordine venne dall’allora capo di Cosa nostra, Vito Cascio Ferro. Secondo gli inquirenti, Domenico Palazzotto assunse il ruolo di reggente della cosca dell’Arenella, predendo il posto del cugino Gregorio Palazzotto, arrestato il 21 giugno del 2009 dopo la denuncia del titolare di un cantiere nautico al quale era stato chiesto il ‘pizzo’. Nel suo profilo Facebook, Gregorio Palazzotto aveva scritto una frase contro i pentiti: “Non fanno paura le manette ma chi per aprirle si mette a cantare”.

L’elenco completo delle condanne

Le singole posizioni modificate sono quelle di Giovanni Beone (11 anni 6 mesi e 10 giorni), Girolamo Biondino (13 anni e 8 mesi), Giovanni Cacciatore (8 anni e 8 mesi); Domenico Ciaramitaro, 1 anno; Gaetano Ciaramitaro, 9 anni e 4 mesi; Davide Contino (1 anno e 6 mesi); Tommaso Contino (16 anni 10 mesi e 20 giorni), Francesco D’Alessandro (10 anni e 20 giorni), Salvatore D’Alessandro (8 anni e 10 mesi); Guido D’Angelo (9 anni e 10 mesi), Giuseppe Fabio Davi’ (8 anni e 4 mesi), Sandro Diele (14 anni e 8 mesi), Antonio Di Maggio (10 anni e 6 mesi); Nicolo’ Di Maio (14 anni e 2 mesi), Erasmo Enea (8 anni), Gioacchino Favaloro (10 anni e 4 mesi), Francesco Ferrante (2 anni), Lorenzo Flauto (11 anni 6 mesi e 20 giorni), Pietro Franzetti, 1 anno; Giuseppe Fricano, 13 anni e 2 mesi, Vito Galatolo 16 anni in continuazione con le precedenti condanne; Tommaso Bartolomeo Genovese, 8 anni, Silvio Guerrera (6 anni e 6 mesi); Francesco Graziano, 1 anno; Gioacchino Intravaia, 8 anni; Avni Kpuzi 6 mesi; Paolo Lo Iacono (11 anni 6 mesi e 20 giorni); Serafino Maranzano (2 anni e 4 mesi) Filippo Matassa 10 anni; Domenico Palazzotto 16 anni e 10 mesi; Michele Pillitteri 9 anni e 8 mesi; Emilio Pizzurro 11 anni; Marcello Puccio 10 anni; Ignazio Romano 10 mesi; Roberto Sardisco 9 anni e 10 mesi.

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E ancora: Luigi Siragusa 10 anni e 4 mesi; Antonino Tarallo 9 anni e 4 mesi; Onofrio Terracchio 15 anni e 10 mesi; Aurelio Valguarnera 1 anno e 4 mesi; Calogero Ventimiglia 12 anni e 10 mesi; Giovanni Vitale 4 anni e 10 mesi. Confermate le pene a Epifanio Aiello: 8 anni e 8 mesi; Domenico Baglione: 9 anni e 4 mesi; Giuseppe Battaglia: 8 anni; Giuseppe Bonura: 8 anni e 8 mesi; Francesco Caporrimo: 8 anni; Marco Carollo: 4 anni e 8 mesi; Antonino Ciaramitaro: 6 anni; Salvatore Coppola: 2 anni; Angelo Gallina: 8 anni e 8 mesi; Melchiorre Gennaro: 1 anno e 4 mesi; Camillo Graziano: 9 anni e 4 mesi; Roberto Graziano: 9 anni e 4 mesi; Vincenzo Graziano: 10 anni; Rosario Li Vigni: 1 anno e 4 mesi; Giuseppe Lombardo: 1 anno e 8 mesi; Vincenzo Luca’: 8 anni; Pietro Magri’: 8 anni; Salvatore Mendola: 8 anni e 8 mesi; Francesco Militano: 8 anni e 8 mesi; Gregorio Palazzotto: 20 anni; Antonino Siragusa: 8 anni e 8 mesi. Gli assolti sono Davide Catalano, Giulio Caporrimo, Leonardo Clemente, Domenico Consiglio, Daiana De Lisi, Filippo Di Pisa, Ciro Enea, Carmelo Farnese, Gianluca Flauto, Roberto Flauto, Carlo Lucio Ginestra, Calogero Ginestra, Santo Graziano, Sergio Ilardi, Luigi Li Volsi, Francesco Paolo Mangano, Marco Mineo, Pietro Mineo, Salvatore Mineo, Serafino Piazzese, Salvatore Picone, Aurelio Puccio, Leandro Puccio, Antonino Salerno.

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