Brexit, Johnson tra martello Ue e incudine Usa potrebbe cedere

Brexit, Johnson tra martello Ue e incudine Usa potrebbe cedere
Boris Johnson
13 novembre 2020

Si conclude oggi un nuovo “intenso round di negoziati tra Ue e Gran Bretagna” sulla Brexit, probabilmente senza una soluzione definitiva, ma il premier Boris Johnson – si ipotizza da più parti – potrebbe essere pronto, vedi costretto, ad un compromesso. Diversi indizi puntano a questa possibilità, scrivono da giorni i media britannici, particolarmente interessati alla lotta di potere in corso a Downing Street, ma molto attenti anche a cosa sta accadendo a Washington, ovvero il tramonto (forse) del padrino americano della Brexit, Donald Trump.

Dopo le dimissioni di Lee Caine, stretto collaboratore del primo ministro londinese, a breve dovrebbe seguire l’addio al numero 12 di Dominic Cummings, il più influente, divisivo e controverso dei consiglieri di Johnson, l’architetto della campagna del Leave per il referendum sulla Brexit del 2016. Cummings è il protettore politico di Caine e da ieri indiscrezioni di stampa lo danno in uscita entro l’anno. Oggi il segretario ai Trasporti Grant Shapps ha detto a Sky News che “mancherà a molti”. Se Johnson deve sacrificare Cummings, è chiaro che naviga in brutte acque anche in casa Tory, per non parlare fuori: per la prima volta dalle elezioni del 2019, il partito Labour è in vantaggio sui conservatori.

Gli intrighi di palazzo londinesi, segnale di indebolimento della linea dura sul divorzio dall’Ue, accompagnano l’elezione di un nuovo presidente Usa, Joe Biden, notoriamente anti-Brexit. Il presidente eletto americano ha messo in chiaro che la priorità è preservare il fragile processo di pace nord-irlandese, questione direttamente collegata all’accordo sulla Brexit raggiunto l’anno scorso con l’Europa, che in sostanza prevede la permanenza dell’Irlanda del Nord nel mercato unico europeo per evitare il ritorno a un confine ‘hard’, fisico, tra le due Irlande dopo la Brexit. Questo però implica controlli alle dogane tra Nordirlanda e Gran Bretagna e Johnson ha deciso di contrattaccare.

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Malgrado l’intesa abbia valore di Trattato internazionale, infatti, il governo conservatore londinese ha presentato l’Internal Market Bill, un progetto di legge che promette tutele per il mercato interno britannico dopo l’uscita dall’Ue, anche rivedendo punti dell’accordo di recesso (e in particolare proprio la parte che riguarda il confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord). La legge, contestata sia dall’opposizione che da diversi esponenti Tories, ha passato il primo esame ai Comuni, è all’attenzione dei Lord, ma ha fatto scoppiare una furibonda disputa sulla gestione dei poteri in termini di devolution, con la Scozia sul piede di guerra perché vede conseguenze per i suoi non facili rapporti con Londra.

Intanto il tempo passa e la fine del periodo di transizione, il 31 dicembre, è dietro l’angolo, per ora senza un accordo. Ieri il ministro britannico Michael Gove ha detto ai Commons che con l’Ue persistono “divergenze” e che gli “intensi negoziati continueranno” in questi giorni con l’obiettivo di evitare il ‘no deal’. Sempre ieri ad allarmare il fronte dei Brexiteers è arrivato un tweet del caponegoziatore Ue Michel Barnier, che ha postato la foto di un campo da calcio vuoto e il messaggio: “breve pausa dagli intensi negoziati Ue-Gb a Londra. Sono andato in cerca di un campo da calcio ben livellato”. L’espressione, “level playing field” significa campo da gioco con pari opportunità. In termini di Brexit significa il mantenimnto degli standard delle norme Ue in settori come la concorrenza, gli aiuti di stato, la politica fiscale ed altri, da fissare in un trattato.

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Per i sostenitori della Brexit, e di Johnson, è inammissibile, e il tweet di Barnier da ieri agita i social britannici. Dall’altra parte, i pragmatici, chi non avrebbe mai voluto la rottura con l’Ue e chi pensa che ora il premier non abbia semplicemente più la forza di imporsi. Come scrive il noto opinionista Simon Jenkins sul Guardian: “Se il negoziatore di Johnson, l’apparentemente inutile David Frost, non arriva ad un accordo, bisogna avviare i preparativi per un confine ‘hard’ attorno alle coste britanniche. I costi saranno enormi. Nessuna persona sana di mente può pensare che sia una buona idea”.

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