Cadaveri nelle valige, svolta nel caso: arrestata 36enne

Cadaveri nelle valige, svolta nel caso: arrestata 36enne
Pasho, 54 anni, e la moglie Teuta, 52 anni
23 dicembre 2020

Svolta nelle indagini sulla morte dei due coniugi albanesi, i cui corpi fatti a pezzi sono stati trovati in quattro valige, gettate in un campo vicino alla recinzione del carcere fiorentino di Sollicciano: i carabinieri hanno arrestato con l’accusa di omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere E. K., 36 anni albanese, come le vittime Shpetim Pasho, 54 anni, e la moglie Teuta, 52 anni. I coniugi Pasho erano spariti a novembre del 2015, all’epoca la 36enne era la fidanzata del figlio Taulant, 33 anni. Sono stati ritrovati a pezzi in quattro valige, nella scarpata del viadotto della Fi-Pi-Li, il dieci dicembre 2020, la prima per caso, le altre con i sopralluoghi dei carabinieri.

Un tatuaggio sul cadavere dell’uomo, il nome della città di origine, Vlore (Valona) e le iniziali del nome, S.H.P., hanno portato a identificare quei corpi smembrati e decomposti. L’autopsia ha rivelato che l’uomo è stato ucciso con una coltellata alla gola, la donna aveva il collo spezzato. Shpetim e la moglie Teuta erano arrivati in Toscana per far visita alle figlie e per incontrare il figlio, in carcere proprio a Sollicciano, che stava per finire di scontare la condanna. Taulant la mattina del 2 novembre 2015, alle 10.35, è infatti uscito di prigione, poi nuovamente arrestato, evaso dai domiciliari nel 2016, gli investigatori italiani hanno scoperto che è in carcere in Svizzera, per furto e violazione di domicilio. Ma dei coniugi Pasho non si sa più nulla dal primo novembre, la data dell’ultima prova di esistenza in vita, quando la donna, intorno alle 11-12 parlò al telefono con la sorella.

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Gli elementi che i carabinieri di Firenze hanno acquisito per arrestare l’ex compagna del figlio arrivano soprattutto dalla testimonianza dei condomini di via Felice Fontana 40, l’appartamento preso in affitto proprio dalla donna, a suo nome, per i due coniugi, per 15 giorni, dal 20 ottobre al 6 novembre 2015. E dagli elementi acquisiti – spiegano fonti investigative – l’ultima persona ad averli visti in vita il 1 novembre, l’ultimo giorno in cui si sono avute notizie di loro, è la donna arrestata. I condomini hanno anche raccontato ai carabinieri di un odore nauseabondo provenire dall’appartamento, per diversi giorni. E che quando la donna lo lasciò, finito il periodo di affitto, il 6 novembre, era andata via proprio con alcune valige trolley, e una di queste aveva lasciato delle tracce scure nell’androne. “Si è rotta una damigiana di vino”, si giustificò all’epoca la donna. Tracce di sangue rappreso, secondo gli investigatori. Quel giorno, quando liberò l’appartamento, i vicini l’hanno vista da sola, non hanno visto nessuno ad aiutarla.

L’arresto è solo un primo punto delle indagini, un punto fermo per gli investigatori, che però continuano a indagare su un omicidio, scoperto per caso, ma che resta ancora complesso. Eventuali complicità, movente e dinamica sono ancora questioni “aperte”. Il figlio, in carcere in Svizzera, ancora non è stato sentito, né gli investigatori né gli inquirenti, al momento – si sottolinea – lo ritengono necessario. La donna arrestata oggi ha numerosi numerosi precedenti per truffa, oltre che per furto e anche per lesioni personali, coinvolta in una rissa durante una partita di calcio, amatoriale di minorenni.

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Ha alternato stati d’animo diversi quando l’hanno arrestata e si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al pubblico ministero. In attesa dell’interrogatorio di garanzia, i carabinieri di Firenze hanno sequestrato sia l’appartamento di via Fontana, dove erano in affitto i coniugi e dove secondo gli investigatori è avvenuto l’omicidio e un garage in via del Pantano, dove all’epoca la donna abitava con Taulant. Un garage che dista circa un chilometro dal luogo dove sono stati ritrovati i corpi. Indagini anche sul movente. Ma diversi testimoni hanno raccontato di decine di migliaia di euro che le vittime avevano portato con loro. Denaro che arrivava da un piccolo capitale di cui disponevano, un risarcimento ottenuto per un incidente stradale, avvenuto fra il 2007 e il 2008, in Italia. E’ un caso complesso e – confidano gli investigatori – può riservare ancora sorprese.

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