Caso Orlandi, per la prima volta il Vaticano avvia indagini. Il fratello di Emanuela: io e l’avvocato abbiamo incontrato Parolin

Caso Orlandi, per la prima volta il Vaticano avvia indagini. Il fratello di Emanuela: io e l’avvocato abbiamo incontrato Parolin
Emanuela Orlandi
10 aprile 2019

Il Vaticano ha deciso di aprire un’indagine interna sulla vicenda di Emanuela Orlandi. La Segreteria di Stato ha “autorizzato l’apertura di indagini” ha annunciato l’avvocato della famiglia, Laura Sgro’, dicendo che e specificando che gli accertamenti sarebbero legati alle verifiche su una tomba del cimitero teutonico. “Nei giorni scorsi – spiega l’avvocato Sgro’ – il promotore di giustizia del Tribunale vaticano, Gian Piero Milano, a margine di un incontro pubblico, aveva dichiarato che il Vaticano si stava occupando della vicenda. Come legale dei familiari, ho chiesto informazioni e ho avuto conferme ufficiali del fatto che tramite il tribunale e tramite la gendarmeria vaticana sono state avviate le indagini. Posso dire che gli accertamenti – aggiunge Sgro’ – sono gia’ in una fase operativa”.

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“Nei mesi scorsi abbiamo incontrato, io e in alcune occasioni anche il mio avvocato Laura Sgro’, il segretario di Stato, Pietro Parolin – afferma Pietro Orlandi, fratello di Emanuela – con il quale abbiamo parlato del caso di Emanuela e abbiamo presentato una serie di istanze, compresa quella relativa alla tomba nel cimitero teutonico in Vaticano, ma non solo quella”. “Tra le istanze – spiega – quelle legate alle incongruenze sulla vicenda, alle rogatorie non andate a buon fine, e poi la possibilita’ di sentire alcuni cardinali, la richiesta di sentire Giancarlo Capaldo, il magistrato che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela, che nel 2012, dopo essere stato contattato dal Vaticano, si reco’ ad incontrare un autorevole prelato per una sorta di ‘trattativa’ sul caso. E poi c’e’ anche la richiesta di condurre verifiche su una delle tombe del cimitero teutonico sulle quale da anni circolano voci interne al Vaticano. Ma io non voglio che aprano quella tomba per farmi un favore, voglio che emerga la verità”. Di certo, per il fratello di Emanuela, “dopo 35 anni di mancata collaborazione, l’avvio di un’indagine e’ una svolta importante”.

SU EMANUELA OLTRE 35 ANNI DI MISTERI

Figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia, Emanuela Orlandi, aveva quindici anni quando è scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. Frequentava il secondo anno del liceo scientifico presso il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, la sua sparizione fu inizialmente considerata un allontanamento da casa di una comune adolescente. A 35 anni di distanza il caso ancora rimane tutto da chiarire. La fascetta sulla fronte, i capelli lunghi, il sorriso. E’ il volto di Emanuela Orlandi come appariva sui manifesti appesi per le strade all’indomani della scomparsa. Emanuela viveva in Vaticano con i genitori e i quattro fratelli.

In una delle rare foto dell’adolescente circolate sui media dopo la sua scomparsa, la 15enne si vede mentre suona il flauto traverso con gli occhi fissi sullo spartito davanti a lei. Emanuela amava la musica. Suonava anche il pianoforte, studiava solfeggio e canto corale. La 15enne frequentava una scuola di musica a piazza Santa Apollinare a Roma, in territorio vaticano. Anche il giorno della scomparsa era stata lì a lezione. Il fratello della ragazza, Pietro Orlandi, ricordando quanto accaduto nelle ore prima della sparizione della sorella, ha raccontato in diverse interviste che proprio quel giorno lui ed Emanuela avevano discusso. “Mi aveva chiesto di accompagnarla a scuola, ma io avevo da fare e lei se n’è andata via sbattendo la porta. Forse – ha ricordato con amarezza – sarebbe ancora qui o forse, se era una cosa organizzata, sarebbe successo comunque”.

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Emanuela quel giorno uscì dalla lezione di musica a piazza Santa Apollinare dieci minuti prima del previsto. La 15enne telefonò alla sorella maggiore per dirle che le era stato proposto un piccolo lavoro di volantinaggio per la Avon, un’azienda di cosmetici, a una sfilata di moda pagato esageratamente (circa 375.000 lire). La sorella le disse di non prendere in considerazione l’offerta, Emanuela rispose che ne avrebbe parlato con i genitori e riattaccò, questo fu l’ultimo contatto che ebbe con la famiglia. Dopo la telefonata, incontrò un’amica, uscita anche lei dalla lezione a cui chiese consiglio su cosa fare a proposito di quel lavoro. L’amica senza sbilanciarsi troppo la accompagnò alla fermata dell’autobus che l’avrebbe ricondotta a casa, dove, secondo la testimonianza di un vigile urbano, avrebbe parlato con un uomo alla guida di una Bmw nera sulla quale, forse, sarebbe salita. Da quel momento le tracce di Emanuela si sono perse. La famiglia non si è mai arresa. **Tra rivelazioni e colpi di scena in questi lunghi anni si è spesso pensato di essere arrivati a un passo dalla verità. Ogni volta però il mistero restava senza soluzione.

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