Caso Palermo su beni confiscati, indagata per corruzione ex prefetto

27 gennaio 2016

L’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, e’ stata iscritta nel registro degli indagati della Procura di Caltanissetta, con le ipotesi di corruzione e concussione, nell’ambito dell’indagine sulla gestione dei beni sottratti alla mafia da parte dell’ex vertice della sezione misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano. Il suo nome figura nella lista delle persone a cui e’ stata inviata la richiesta della proroga delle indagini preliminari, in vista della scadenza del termine semestrale. Cannizzo aveva lasciato la prefettura di Palermo, proprio a seguito degli accertamenti dei pm nisseni, dalle cui intercettazioni emergeva un rapporto molto stretto dell’ex prefetto con la ex presidente della sezione sotto indagine, Silvana Saguto. Grazie a presunti favori, la Saguto avrebbe ottenuto la vicinanza e la disponibilita’ di Cannizzo, proseguendo indisturbata nella propria gestione dei beni confiscati.

“Il nuovo prefetto di Palermo, quando si è insediato, ha parlato di scivolone a proposito dell’ex prefetto della città Cannizzo: viste le novità non si può ridurre il tutto a errori umani, sono reati e speriamo che non li commetta il nuovo prefetto”. Così il deputato M5S siciliano, componente della Commissione Antimafia, Riccardo Nuti. “Quello dei beni sequestrati e confiscati è un business gigantesco che vede interessi a tutti i livelli, sarebbe molto grave se fosse coinvolta in qualunque modo la prefettura, ovvero il governo del territorio”. Quanto alla riforma dei beni confiscati, approvata alla Camera, e che attende il passaggio al Senato, “meglio cancellare o tenerla nel cassetto che pensare di portarla in Senato; è indecente, è piena di conflitti d’interesse, non prevede sanzioni per casi come quello della Saguto, ha previsto solo delle incompatibilità. Segno che nuovi casi Saguto potranno ripetersi”, conclude Nuti.

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