Colpo a Cosa nostra a Palermo. Azzerato mandamento di Brancaccio

Colpo a Cosa nostra a Palermo. Azzerato mandamento di Brancaccio
14 novembre 2014

A Palermo e’ scattata all’alba una vasta operazione della Polizia nella zona orientale di Palermo: agenti della Squadra Mobile del capoluogo siciliano, con la collaborazione di reparti di Milano, Napoli e Trapani e poliziotti del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Occidentale, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, tra gli altri, nei confronti di alcuni esponenti delle famiglie mafiose incardinate nel mandamento di “Brancaccio”, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, possesso ed uso illegale di armi da fuoco ed altro. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. L’operazione, chiamata “Zefiro”, ha ricostruito la vita criminale degli ultimi anni di uno dei piu’ potenti mandamenti mafiosi cittadini ed ha consentito di registrare, accanto alle tradizionali attivita’ di lucro di “Cosa Nostra”, anche inediti contatti con cellule criminali provenienti da altre organizzazioni. Il quadro emerso e’ quello di un contesto in cui anche chi non fosse formalmente affliliato, od organico a “Cosa Nostra”, le e’ stato comunque asservito nel raggiungimento dei suoi molteplici interessi criminali ed economici.

Due anni dopo l’operazione “Araba Fenice”, la Squadra Mobile di Palermo e’ tornata a far luce sulle lucrose attivita’ di uno storico mandamento cittadino, quello di Brancaccio, la cui importanza e’ sempre stata testimoniata dalla fervente attivi mafiosa registrata in quei territori e dalla sua strategica posizione geografica che tradizionalmente ha assicurato a Cosa nostra contatti costanti con le altre famiglie mafiose come quella di Bagheria. Se l’operazione “Zefiro” e’ la naturale prosecuzione dell’operazione “Araba Fenice”, per l’autorevolezza e la disinvoltura nella gestione degli affari illeciti del mandamento, Natale Bruno, “cresciuto” criminalmente sotto l’ombra dei fratelli Graviano, e’ l’erede naturale di Cesare Lupo arrestato nel 2011. Le indagini hanno accertato come le leve dell’economia mafiosa nella zona orientale di Palermo fossero quelle tradizionali legate allo spaccio degli stupefacenti ed alle attivita’ estorsive. Inoltre sono stati accertati rapporti inediti intrattenuti con cellule criminali campane.

Leggi anche:
Minacce nucleari russe sono "irresponsabili" ma la Nato è pronta a difendersi

Nel giugno 2012 proprio sotto l’egida del capo cosca, 4 malviventi campani, stabilmente associati, soggiornarono a Palermo ed operarono furti in danno di istituti di credo, giovandosi delle necessarie compiacenze e coperture logistiche assicurate da un uomo fidato di Natale Bruno. Le microspie della Mobile hanno rintracciato poi profili riconducibili alla piu’ tradizionale “ortodossia” mafiosa, come il traffico di droga e la raccolta dei fondi per il sostentamento delle famiglie dei carcerati. Fondi che Bruno stesso si vantava di non aver mai “eroso” per interessi privati. E l’amarezza nei confronti di un codice comportamentale dell'”uomo d’onore” ormai desueto, che per esempio non censura piu’ l’adulterio. Nel campo delle estorsioni, Bruno e’ stato protagonista in prima persona di episodi criminali che lo hanno portato materialmente a esigere oboli e cifre significative ad esercenti della zona; indagando su di lui la polizia e’ riuscita a individuare una serie di esercenti taglieggiati. Da segnalare inoltre il carattere armato del gruppo. L’operazione ha accertato infatti il possesso di armi da parte del capo cosca, e di altri indagati seppur non formalmente inseriti negli organigrammi criminali.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti