Colpo alla mafia: in manette Settimo Mineo, erede di Totò Riina

4 dicembre 2018

Sin dal giorno dopo l’arresto di Totò Riina, nel 1993, i vertici di Cosa nostra si riorganizzarono, individuando nel boss Settimo Mineo l’erede del padrino corleonese. E’ quanto emerso dall’indagine della Procura di Palermo che ha portato stamani all’azzeramento della commissione provinciale mafiosa di Palermo.

I carabinieri hanno arrestato 46 persone accusate di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, porto abusivo d’armi, danneggiamento, concorso esterno in associazione mafiosa. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire “in presa diretta la fase di riorganizzazione all’interno di Cosa nostra palermitana documentando la ricostituzione della `nuova’ commissione provinciale che lo scorso 29 maggio si è riunita un luogo segreto” per definire quelle che sono le gerarchie e le linee gestionali dell’organizzazione mafiosa.

L’organizzazione della mafia dopo morte di Riina

Ottantenne capo mandamento di Pagliarelli, Settimo Mineo oltre ad essere il titolare di una gioielleria, è un boss con alle spalle un “pedigree” criminale di tutto rispetto. Arrestato nel 1984 dal pool antimafia di Falcone e Borsellino, fu condannato a 5 anni nell’ambito del Maxiprocesso. L’inchiesta di oggi racchiude quattro filoni d’indagine che hanno consentito tra le altre cose di cogliere e registrare nel corso dei mesi tutta una serie di movimenti, incontri, contatti, conversazioni sospette. Gli inquirenti sono riusciti a disarticolare i mandamenti mafiosi di Pagliarelli, Porta Nuova, Villabate e Belmonte Mezzagno, assicurandone i quattro capimandamento, nonché 10 tra capifamiglia, capidecina e consiglieri, oltre a 30 uomini d’onore.

CHI E’ SETTIMO MINEO

L’erede di Totò Riina, secondo gli investigatori di Palermo che stamani hanno smantellato la nuova cupola di Cosa nostra era Settimo Mineo. Ottantenne, gioielliere, Mineo ha alle spalle un pedigree mafioso di altissimo livello, che ha le sue origini lontano nel tempo. Negli anni ’80 fu arrestato e processato nel Maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone, venendo condannato a 5 anni. La sua ascesa al vertice della mafia avvenne all’indomani dell’arresto di Riina, nel 1993, quando la commissione provinciale, rimasta priva del suo capo, si riunì per individuarne il successore, sembra proprio in Mineo.

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