Conte esce dalla porta e rientra dalla finestra

Conte esce dalla porta e rientra dalla finestra
Giuseppe Conte
1 giugno 2018

Ha appena finito una lezione di Diritto privato, quando arriva una telefonata: “Professore, venga a Roma, che questa volta il governo si fa”. Giuseppe Conte, lascia l’aula universitaria di Firenze e via verso la stazione ferroviaria. Destinazione Roma. Nel primo pomeriggio si ritrova attorno al tavolo dei registi di questa indefinibile telenovela che da ottantanove giorni ha narrato al mondo intero tutto ciò che in politica non si dovrebbe fare. Così Matteo Salvini e Luigi di Maio danno l’onore al docente foggiano di tagliare il nastro della Terza Repubblica. Aveva rimesso l’incarico da premier domenica scorsa, lasciando il Quirinale con un taxi per tornare nel capoluogo toscano.

Già nella Capitale aveva vissuto cinque intensi giorni. Momenti segnati da sali e scendi dai Palazzi istituzionali, da spostamenti in taxi tra Camera e Quirinale e decine di mini summit tra stanze d’alberghi e sedi politiche. Aveva anche cominciato a “assaporare” la scorta che le istituzioni, prontamente, gli avevano destinata. Nella sua road map, ha previsto finanche una tappa a Bankitalia. Infatti, prima di mettere mano a Palazzo Chigi, ha voluto incontrare Ignazio Visco, per ben conoscere la salute delle casse dello Stato. Non sappiamo se dal colloquio con il governatore della Banca d’Italia abbia potuto avere la consapevolezza dello status finanziario del nostro Paese. Di certo, saprà, come tutti noi poveri mortali, che il debito dell’Italia supera i duemila e trecento miliardi di euro (quattrocentosessantamila miliardi di vecchie lire).

Cifre da far saltare in aria anche il governante del Paese più ricco del Pianeta. Alle quali, tra l’altro, si affiancano un paio di centinaia di miliardi di euro che nel corso di questi tre mesi, sono andati in fumo mentre andava in scena la telenovela per un nuovo governo. Somme che da ora in poi, il Professore, terrà bene in mente soprattutto ogni qual volta incontrerà i suoi colleghi internazionali. Ma torniamo alla cronaca. Riprendendo i percorsi in taxi di Conte. Come quello di ieri sera che riteniamo sia stato il più importante della sua vita. “Mi porti al Quirinale, per favore”, avrà detto Conte al tassista con grande commozione e con altrettanta convinzione, sapendo che dal Colle sarebbe sceso, questa volta, da Presidente del Consiglio. Senza riserva. Il nascente esecutivo Conte, ha già raggiunto un primo traguardo. Oggi, il nuovo governo si aggiudica il podio della crisi più lunga in 70 anni di storia repubblicana, dal ’48 ad oggi. Esattamente una settimana in più dei giorni che occorsero nel 1992, nel pieno della bufera di Tangentopoli, per vedere la nascita del primo governo guidato da Giuliano Amato, il ‘dottor Sottile’. Speriamo che sia di buon auspicio.

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