Conte vede risoluzione maggioranza, ma replica a Pd su Ue-Nato

Conte vede risoluzione maggioranza, ma replica a Pd su Ue-Nato
Giuseppe Conte e Enrico Letta
1 giugno 2022

In casa Pd invitano a non drammatizzare, perché “mancano ancora tre settimane, al dibattito in Senato”. Il rischio di uno scossone al governo viene monitorato con attenzione ma, per il momento, senza troppa ansia, anche perché gli ultimi segnali arrivati da Giuseppe Conte sembrano concilianti. Nel centrosinistra si lavora per evitare spaccature, che comprometterebbero in partenza la campagna elettorale per le prossime politiche e che metterebbero in difficoltà il governo. Ma, come racconta un parlamentare di Leu, “in fondo è lo stesso Mario Draghi che ha spiegato la strada, dicendo che il mandato è quello che deriva dal voto di febbraio…”. Un modo per richiamare tutti agli impegni presi, ma anche per dire che non si andrà oltre. Del resto, come fanno notare sia dalle parti del Pd che dentro Leu, “lo stesso Biden ha frenato sui missili a medio-lungo raggio…”. La strada è sempre quella del documento unitario, come ha detto oggi lo stesso Giuseppe Conte: “Adesso vediamo che un po tutti si sono spostati sulla nostra linea di ragionevolezza. E dunque abbiamo buone ragioni per credere che sarà una risoluzione di maggioranza ampiamente votata”. Il leader M5s sa che su questa posizione c’è anche Matteo Salvini e un pezzo di Fi.

Letta, ieri, ha chiarito che se venisse meno l’unità della maggioranza su temi del genere “il governo non ci sarebbe più”. Un avvertimento preciso, per ribadire la collocazione italiana sullo scenario internazionale. Ma poi il leader Pd ha aggiunto che “il 21 giugno il governo non cadrà. Si troverà il modo di superare queste tensioni”. Concetto ripetuto anche oggi: “Il governo andrà fino alla scadenza naturale della legislatura”. Un dirigente Pd, dopo le parole di Conte di oggi, chiosa: “Dovremo rimettere al lavoro il bravo Fassino… Dovrà trovare il modo di scrivere di nuovo una risoluzione unitaria”. Conte, al riguardo, ha evitato di pronunciare parole definitive sull’invio di armi a Kiev, nonostante le domande esplicite su questo punto durante l’intervista a ‘Tagadà’. Cosa ci sarà scritto nella risoluzione? “Non l’ho ancora scritta – ha svicolato il leader M5s – non l’abbiamo scritta, mi permetta di non scavalcare i parlamentari”. E cosa farà M5s se si deciderà di continuare a inviare armi? Anche in questo caso niente di ultimativo: “La nostra posizione è chiara. A noi interessa dare al governo italiano un indirizzo politico e condividerlo speriamo con tutto il Parlamento. Vogliamo dire: questa è la fase dei negoziati di pace. La ragionevolezza impone il massimo impegno dell’Italia per una svolta che porti a una soluzione politica”.

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Spiega ancora il parlamentare di Leu: “Si cercherà di restare sul filone votato da tutti a febbraio, insistendo sulla necessità di lavorare per facilitare i negoziati. E anche sulle armi, cercheremo di tenerci sulla linea degli armamenti ‘di difesa’…”. I problemi, ovviamente, restano tutti sul tavolo. Lo dimostra anche la replica dello stesso Conte quando un cronista gli chiede se M5s è d’accordo con Letta che pone l’europeismo e l’atlantismo come condizioni irrinunciabili per ogni alleanza. “Quando mai ci avete sentito mettere in dubbio la nostra collocazione euro-atlantica? La trovo anche offensiva una domanda del genere”.
Ha insistito Conte: “Una volta acclarato che siamo in una collocazione euro-atlantica non si può più discutere? Siamo tra alleati, possiamo discutere, possiamo contribuire a definire un indirizzo anche per quanto riguarda le strategie? O le subiamo passivamente, dobbiamo stare zitti e buoni?”.

Un equilibrio difficile, ma necessario, quello tra Pd e M5s, spiega un dirigente del partito. “Se la legge elettorale non cambia, non ci sono alternative, se non vogliamo far vincere la destra”. Dunque, paziente lavoro di cucitura, cercando di non drammatizzare le differenze e sperando che il tempo spinga tutti alla ragionevolezza: “Vediamo – dice un parlamentare Pd – c’è tempo, lasciamo che passino le amministrative. E poi forse anche Conte leggerà i sondaggi, che non stanno premiando chi si smarca troppo…”. Senza contare che dalle parti del Pd aspettano anche di capire cosa succederà con il pronunciamento del tribunale sullo statuto M5s, altro passaggio delicato. Ma, come dice il parlamentare di Leu, “alla fine in politica di solito prevale l’istinto all’autoconservazione. E quindi confidiamo che tutti si rendano conto che non si può rompere il fronte progressista”.

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