Corruzione a Riscossione Sicilia Spa, 6 misure cautelari

14 gennaio 2019

Sei persone, tra avvocati e dipendenti di Riscossione Sicilia, la società che gestisce la riscossione dei tributi in Sicilia, sono indagati dalla Procura etnea con le accuse, a vario titolo, di corruzione, di accesso abusivo a sistema informatico e di aver rivelato segreti di ufficio. Per tre di loro il gip ha disposto gli arresti domiciliari. L’ordinanza è stata eseguita dalla Guardia di finanza di Catania.

L’indagine, denominata “Gancio”, vede coinvolti l’avvocato Sergio Rizzo, di 75 anni, pensionato già dirigente della Serit (oggi Riscossione Sicilia Spa), che, “seppur privo di autonoma posizione fiscale e contributiva, ha esercitato la professione legale anche presso il proprio domicilio”; suo figlio Settimo Daniele, di 43 anni, avvocato civilista e tributarista che “collaborava con il padre nelle illecite attività”; e Claudio Bizzini, di 66 anni, dipendente di Riscossione Sicilia in pensione, anch’egli sconosciuto al Fisco per la sua attività di consulente.

La misura interdittiva della “sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio” è stata invece disposta nei confronti di tre funzionari di Riscossione Sicilia: Rosario Malizia, di 54 anni, addetto al settore contabilità versamenti e rendicontazione nella sede di Messina; Giovanni Musmeci, di 61 anni, responsabile delle procedure cautelari ed esecutive a Catania; e Matilde Giordanella, di 67 anni, addetta al settore notifiche a Catania. Le indagini hanno svelato “l’esistenza, all’interno dell’ufficio pubblico in questione, di un consolidato circuito clientelare gestito dall’ex direttore della Serit in pensione, Sergio Rizzo, ai domiciliari, che riusciva ad acquisire, attraverso ‘canali preferenziali’ alimentati dall’assoluta e costante disponibilità dei dipendenti di Riscossione Sicilia destinatari della misura cautelare, informazioni utili alla cura degli interessi della clientela dello studio del figlio Settimo Daniele, il tutto in violazione dei regolamenti interni all’Ente di riscossione regionale”.

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Ogni “infomazione” da parte dei dipendenti “infedeli” valeva tra i 15 e i 70 euro. Questo sarebbe avvenuto nel periodo della “rottamazione delle proprie cartelle esattoriali” che arrivavano “entro il termine fissato dalla legge” a svantaggio di altri contribuenti per “il rilevante numero di richieste giacenti”. Per l’accusa, “Sergio Rizzo poteva contare sul totale asservimento dei dipendenti di Riscossione, Rosario Malizia e Giovanni Musmeci, i quali hanno beneficiato di varie utilità in denaro, della fornitura di beni e di posti di lavoro a vantaggio di propri familiari”. Quando Rosario Malizia riceve tv e climatizzatori per un valore di 5mila euro per un B&b di un familiari al telefono, intercettato dalla Gdf, afferma di meritarselo il ‘dono’ in quanto, dice, “è il minimo che potesse fare dopo una vita… anni di sacrifici… di notte, di giorno, con l’acqua, con la neve”.

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