Covid-19, in Ue “situazione molto grave”. Bruxelles: armonizzare i test

Covid-19, in Ue “situazione molto grave”. Bruxelles: armonizzare i test
17 settembre 2020

“Quella che si sta verificando in Europa è una situazione molto grave” poiché i casi settimanali di Covid-19 “hanno superato quelli confermati al tempo in cui la pandemia ha colpito per la prima volta nello scorso mese di marzo”. L’allarme arriva dal direttore regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Hans Kluge, in un briefing sulla situazione della pandemia nel Vecchio Continente. Secondo Kluge, “più della metà dei paesi dell’Europa hanno registrato un aumento dei contagi superiore al 10% nelle ultime due settimane”. In particolare, ha proseguito il funzionario dell’Oms, “in sette Paese l’aumento è stato pari a più del doppio”. Si tratta, ha aggiunto Kluge, di una situazione che disegna “un trend allarmante”, che deve rappresentare “un monito per tutti” nel contrasto alla diffusione del virus.

Kluge ha spiegato che “la scorsa settimana il bilancio settimanale dei contagi ha superato i 300mila casi” in Europa. Si tratta di un trend inverso a quello a cui si è assistito “in primavera e all’inizio dell’estate”, ha fatto notare il direttore dell’Oms Europa. In quel periodo, infatti, “abbiamo potuto assistere all’impatto avuto dalle rigide misure adottate” dai singoli paesi. “I nostri sforzi e i nostri sacrifici erano stati ripagati e nello scorso mese di giugno i casi di infezione avevano toccato il loro minimo storico”, ha aggiunto Kluge. A settembre, però, la situazione è cambiata. “Sebbene i numeri” attuali “mostrino una migliore capacità di testing, confermano anche tassi di trasmissione allarmanti in tutta la regione”, ha commentato. Qualche cifra, sempre secondo, l’Oms: almeno “4.893.614 casi di contagio del coronavirus e 226.524 morti” sono stati registrati in Europa dall’inizio della pandemia, un bilancio che però “racconta solo una parte della storia”, quella che appartiene alla sfera sanitaria. “L’impatto” avuto dal Covi sulla nostra salute mentale, le nostre economie, i mezzi di sussistenza e la nostra società è stato enorme”, ha commentato Kluge.

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PARLAMENTO UE

Intanto, preoccupati dal recente aumento dei casi positivi di COVID-19 in tutta Europa, gli eurodeputati deplorano che gli Stati membri non abbiano imparato la lezione della crisi e abbiano ancora una volta adottato misure diverse e non coordinate. In una risoluzione adottata oggi con 595 voti a favore, 50 contro e 41 astensioni, il Parlamento sottolinea la mancanza di una metodologia armonizzata per raccogliere e valutare il numero di persone infette, mancanza che porta a valutazioni diverse sul rischio sanitario e a restrizioni della libera circolazione per le persone che provengono da altri paesi dell’UE. Dopo il dibattito di martedì con il Commissario Didier Reynders e il Ministro Michael Roth della Presidenza tedesca, il Parlamento esorta i Paesi UE a: – adottare la stessa definizione per casi positivi, decessi e recupero dall’infezione di COVID-19, – riconoscere reciprocamente i risultati dei test in tutti gli Stati membri – ridurre i tempi di attesa sproporzionati per i test, – stabilire un periodo di quarantena comune, – coordinare le restrizioni di viaggio quando necessarie, in linea con la proposta della Commissione e – discutere su come tornare il più rapidamente possibile a uno spazio Schengen senza controlli alle frontiere interne e piani di emergenza.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) dovrebbe essere incaricato a valutare il rischio di diffusione del virus e pubblicare una mappa dei rischi aggiornata settimanalmente (per regione) utilizzando un codice colore comune, sulla base dei dati forniti dagli Stati membri. La risoluzione chiede infine alla Commissione di sviluppare un formulario armonizzato per la localizzazione dei passeggeri per creare la fiducia in un sistema di monitoraggio a livello europeo. L’uso di applicazioni di localizzazione dovrebbe essere incoraggiato nel pieno rispetto del regolamento generale sulla protezione dei dati, secondo i deputati, che chiedono sistemi nazionali interoperabili entro ottobre, per consentire la localizzazione COVID-19 a livello europeo.

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